L’antifascismo è superato e da accantonare, come sostengono alcuni? Il fascismo è solo un fenomeno del passato, non più attuale, da consegnare ai libri di storia? Io credo di no, perché il fascismo è ancora oggi una mentalità molto diffusa tra gli italiani.
È una mentalità che si manifesta, innanzi tutto, nel desiderio di affidarsi totalmente ad un capo politico, un uomo forte, che decida rapidamente per tutti, che non abbia bisogno di sottoporsi ai dibattiti, alle votazioni e alle lungaggini di una democrazia parlamentare (“Qui non si discute di politica, si lavora” era un imperativo del Ventennio), o ai vincoli di una gestione democratica e collegiale del partito che lo esprime.
Un capo che possa decidere da solo, dalla sera alla mattina quando occorra, per esempio, se cambiare le alleanze politiche in Parlamento o le alleanze internazionali dell’Italia, se uscire dall’euro o dall’Unione Europea, se bombardare o invadere uno Stato sovrano, così come ha potuto fare Putin (il quale, non a caso, ha molti tifosi nel Belpaese) con la Siria e con l’Ucraina.
Un capo che abbia sempre ragione anche qualora oggi dica il contrario di quello che sosteneva ieri (“Mussolini ha sempre ragione” era uno slogan del Ventennio).
Un capo al quale delegare la selezione e la nomina di tutta la classe dirigente del Paese, a cominciare dai parlamentari da eleggere con liste bloccate.
E’ la mentalità di chi, per sfogare le proprie frustrazioni, ha bisogno di nemici da odiare, da demonizzare, da combattere, possibilmente da annientare (“Molti nemici, molto onore” era uno dei motti preferiti dal Duce); di chi ha bisogno di disprezzare come geneticamente inferiori altri esseri umani, per autoesaltarsi come appartenente ad una “razza superiore”; di chi è indifferente alle violazioni dei diritti fondamentali della persona umana; di quei maschilisti che pretendono di relegare l’universo femminile in un ruolo subordinato, e di disporre delle proprie donne come padroni.
E’ l’atteggiamento mentale di chi è intollerante verso posizioni politiche contrastanti con la propria; di chi cerca di esasperare i motivi di conflitto con altri popoli, anziché perseguire le vie della conciliazione e della pace; di chi ha il mito dell’uso delle armi, della violenza punitiva, della guerra come mezzo per affermare gli interessi nazionali; di chi pensa che, in un mondo globalizzato, l’Italia possa “riconquistare la propria sovranità” isolandosi dagli organismi internazionali, innalzando barriere doganali e praticando l’autarchia… come ai tempi del Duce, quando gli italiani erano costretti a fare il caffè con la cicoria.
Nicola Bruni
*
Nella foto (di Nicola Bruni), graffito dell’era fascista sulla facciata di una casa di Dinami (VV).