Non mi va giù che qualcuno, invece di farmi gli “auguri”, considerati iettatori, mi mandi “in bocca al lupo”… come se fossi Cappuccetto Rosso.
Secondo una stupida convenzione, dovrei essere così spiritoso da ribattere: “Crepi il lupo”.
Ma no, ma no! Invocare, per scaramanzia, la morte di un povero lupo innocente è una malvagità priva di giustificazione.
Anche il lupo è una creatura di Dio, come riconobbe San Francesco a Gubbio chiamandolo Frate Lupo.
Vorrei che i crepalupi, prima di aprire bocca per dire “in bocca…”, riflettessero sul rischio incombente di estinzione della specie lupina. Alla quale, peraltro, i libri di storia attribuiscono il merito leggendario di aver salvato i due trovatelli fondatori di Roma.
Una volta, quando facevo il prof, il primo giorno di scuola rassicurai i miei nuovi alunnetti, che apparivano trepidanti per essere stati mandati in bocca al lupo dalle loro mamme: “Tranquilli! Il vostro lupo sono io. E non posso mangiarvi perché ho una bocca troppo piccola”.
Aggiungo che non ho paura del gatto nero che mi attraversi la strada, perché non sono razzista. E tengo a precisare che mi stanno più a cuore gli animali della zoologia che quelli dello zodiaco.
Tuttavia, se fossi un attore, mi piacerebbe interpretare l’incipit di un astrologo che si rivolge agli utenti del suo oroscopo declamando: “Fratellastri cari…”.
Dunque, se un amico mi domanda “Di che segno sei?”, io gli rispondo “Del segno della Croce”. Se mi dice “Incrociamo le dita”, io lo incrocio con lo sguardo. Se mi dice “Tocchiamo ferro”, gli faccio garbatamente notare che è rimasto fermo all’Età della pietra… quando poter toccare ferro era una vera fortuna.
Insomma, io non sono superstizioso: infatti, prima di compiere i miei 18 anni dicevo di averne 17, non 16 bis… e poi mi è andata bene.
Nicola Bruni