raccontata da Elina
– Era una bella persona, la mia nonna materna Carmelina: capelli biondi, occhi blu, sguardo dolce, modi garbati e portamento signorile. Vestiva con gusto ed eleganza. E quando usciva di casa indossava sempre un cappellino alla moda.
Dicevano di lei, nel nostro ambiente di Catania, che era una donna “geniusa”, cioè dotata di un’intelligenza creativa e della capacità di fare con arte tante cose.
Diplomata di scuola magistrale, aveva lavorato per molti anni come maestra in un asilo infantile di lusso, insediato in un antico palazzo nobiliare della città, e per l’esperienza acquisita sapeva come prendere i bambini dal verso giusto. Perciò, è stata per me e le mie due sorelle un’eccellente educatrice.
Nata e cresciuta in Calabria, aveva sposato un carabiniere mantovano, Paolo Rodelli, che prestava servizio nel suo paese, e poi, alla maniera del film “Pane, amore e fantasia”, si era trasferita con lui a Catania.
Mio nonno, che io non ho conosciuto, morì prematuramente, dopo averle dato tre figli, e lei da vedova continuò ad abitare nella stessa casa con la mia mamma anche dopo il suo matrimonio.
Carmelina era molto brava a cucinare, a preparare dolci, a cucire, a ricamare e a intrecciare la maglia con i ferri. Tra l’altro, riuscì a confezionare il vestito della mia Prima Comunione riciclando la stoffa bianca di un paracadute americano della Seconda guerra mondiale, acquistato alla “Fera ‘o Lune” (la fiera del lunedì) in Piazza Carlo Alberto, e ricoprendolo con due balze di tulle.
In famiglia si conserva una finissima coperta da lei lavorata all’uncinetto in filo bianco e ricamata a roselline, che ogni anno a Pasqua i miei genitori tiravano fuori da una cassapanca per adornare a festa il loro letto matrimoniale.
La nonna era molto religiosa, e ogni giorno faceva dire a noi bambine le preghiere del mattino e della sera.
Ai suoi tempi non c’era la tv, e lei si teneva informata sui fatti di cronaca e sulla politica leggendo i giornali.
Le piaceva cantare. Il repertorio che riservava alle sue nipotine negli anni del dopoguerra aveva come motivi ricorrenti: “Viva i pompieri di Viggiù, che quando passano i cuori infiammano… Pompa qua, pompa là, pompa su e pompa giù… Viva i pennacchi rossi e blu…”. – “Era alto così, era grosso così, lo chiamavan Bombolo. Si provò di ballar, cominciò a traballar, fece un capitombolo”. – “Signorinella, pallida e snella, lascia la tua gonnella, e la pelliccia di vison, mettiti i pantalon”.
Ci recitava a memoria l’intera poesia della Spigolatrice di Sapri: “Eran trecento, eran giovani e forti, / e sono morti! / Me ne andavo al mattino a spigolare /quando ho visto una barca in mezzo al mare…”.
Ci incantava narrando storielle avvincenti, come quella di Alì Babà, che faceva spalancare l’ingresso di una caverna dicendo magicamente: “Apriti Sesamo!”.
Che meraviglia!
Elina Giunta Bruni
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Nella foto, la nonna Carmelina, alias Maria Carmela Mustica.