Questa foto mi ritrae all’età di 17 anni sulla riva di un torrente, nei pressi di Cortina d’Ampezzo, tra luglio e agosto del 1959. Partecipavo allora ad un campo scuola nazionale per dirigenti di associazioni studentesche, organizzato dal Movimento Studenti Medi della DC in località Campodisotto, a circa un chilometro dal paese. Dormivamo in tende con letti a castello.
Alternavamo l’ascolto di relazioni sulla storia d’Italia degli ultimi decenni (quella ignorata dai programmi scolastici) e sulla politica per la scuola (il piano decennale di sviluppo e i progetti di riforma in cantiere) ad attività sportive ed escursioni nei dintorni.
Una sera, Michele, un mio coetaneo e compagno di tenda che si vantava o millantava di essere un “tombeur des femmes”, mentre passeggiavo con lui per le strade di Cortina, volle darmi una dimostrazione della sua abilità nel “rimorchiare”. Avvistata una biondina, di circa 16 anni, seduta su un muretto, le si accostò e le rivolse un saluto complimentoso con un accento da forestiero emiliano.
La “tosa” rispose di buon grado, e avviammo con lei una conversazione. Aveva begli occhi azzurri e un visetto dolce, quasi angelico, privo di trucco; si esprimeva mescolando l’italiano con il dialetto veneto, lasciando intendere di essere poco istruita. Si chiamava Anna. Lavorava come “serva” presso una famiglia, e a quell’ora si stava riposando un po’.
Alla domanda se fosse fidanzata, ci confidò, tra le lacrime, che aveva un “moretto”, del quale era perdutamente innamorata. Lui però negli ultimi tempi la trascurava e forse la tradiva con un’altra. La sua passione per lui arrivava al punto di farle giurare su Dio che avrebbe voluto essere la sua schiava: diceva “sciava”, in dialetto veneto.
A quelle parole, io e Michele restammo commossi e sbalorditi, e ad entrambi venne subito in mente di paragonare la “tosa” appena conosciuta all’innamorata della celebre canzone sul “mazzolin di fiori”, anche lei tradita da un “moretto” che la faceva “piangere e sospirar”.
Il mio amico “tombeur des femmes” ammise poi che una persona così “naïf” non avrebbe avuto il coraggio di toccarla.
Nicola Bruni