Fu una luna di miele da sogno, quella che Elina e io trascorremmo in Danimarca, ospiti per una settimana del nostro amico Ewald Jepsen, maggiore della polizia danese, che ci aveva invitato a casa sua dopo averci fatto da testimone di nozze a Catania il 3 luglio 1974.
Premetto che Ewald era un turista innamorato di Roma e dell’Italia, dove veniva ogni anno in vacanza con la moglie Juni. Lo avevo conosciuto a Roma nel 1965, e da allora avevo intrecciato con lui una solida e affettuosa amicizia, alimentata da un frequente scambio di lettere e cartoline. Era un simpaticone, che si esprimeva mescolando l’inglese con espressioni colorite in italiano, del tipo “mamma mia”, “bancarotta”, “miseraaabile”.
Venne a prenderci all’aeroporto di Copenaghen e ci condusse nella sua villetta, da lui chiamata “Domus Paludis”, a Herlev, una cittadina nei dintorni. Ci assegnò la camera degli ospiti, con due letti separati. E si adoperò al telefono per farci recuperare una delle nostre due valigie, che per errore era stata fatta proseguire fino a Stoccolma. Il bagaglio, con i vestiti di Elina, ci fu recapitato l’indomani.
La moglie Juni, che si mostrò molto premurosa, non conosceva l’inglese né l’italiano, e con lei comunicavamo a gesti. Ci servì a tavola alcune specialità della cucina danese, tra le quali un gustoso pasticcio con carne di tartaruga. Ci rimase impressa anche l’insalata di lattuga condita con il latte.
Ewald ci fece da guida a Copenaghen, per vedere i Giardini di Tivoli, il Palazzo reale di Amalienborg, la Sirenetta, il Museo Thorvaldsen; ci portò in macchina a visitare il castello di Amleto a Helsingør, e in traghetto ci fece arrivare fino a Helsinborg, in Svezia. Tutto gratis.
La sua “ciliegina sulla torta” fu che riuscì a rintracciare per telefono Merete Pagh, una ragazza di Copenaghen che era stata mia collega nel corso di tedesco all’università Vienna nel 1966, e con la quale avevo mantenuto una corrispondenza in inglese. Ewald la invitò a pranzo con noi a casa sua: così lei, che era un tipetto molto curioso, poté togliersi la curiosità di conoscere la mia bellissima sposa.
Nicola Bruni