Portogallo 2010, un garofano ad Oporto

Incontro a sorpresa, durante una breve visita ad Oporto. In un angolo della bella piazza intitolata al re italiano Carlo Alberto, che si esiliò in terra lusitana dal 1849, ravviso con emozione la statua in bronzo di un personaggio che ebbi la ventura di conoscere a Roma circa mezzo secolo fa: il generale Humberto Delgado, leader dell’opposizione democratica alla dittatura fascista di Salazar, assassinato in Spagna da sicari di quel regime nel 1965.

Ebbi contatti con lui nel 1962, quando entrai a far parte – in rappresentanza di un’associazione di studenti universitari – di un Comitato italiano per l’amnistia e le libertà democratiche in Portogallo.
Allora organizzammo una manifestazione di giovani davanti all’ambasciata portoghese e pubblicammo un appello a firma di Delgado e di altre personalità in cui si denunciavano la “legislazione repressiva” che sottoponeva quel Paese “a un regime di prigione a vita” e le “sevizie” anche mortali inflitte ai detenuti dalla Pide, la polizia salazariana.

Delgado sarebbe poi dovuto intervenire a una conferenza europea per la liberazione del Portogallo convocata nel dicembre 1962 a Parigi da una rete di comitati tra cui il nostro, ma gli fu bloccato il passaporto. Fuggito all’estero, fondò a Roma nel 1964 il Fronte di liberazione nazionale portoghese, un gesto che pochi mesi più tardi gli costò la vita.

Finalmente, dopo ben 48 anni di dittatura, la liberazione del Portogallo si realizzò il 25 aprile del 1974, con un colpo di stato militare che abbatté il regime totalitario e introdusse nel Paese un ordinamento democratico.

Quel “golpe” quasi incruento si meritò il nome di “Rivoluzione dei garofani”, grazie a una fioraia che in una piazza di Lisbona donò i suoi garofani ai soldati insorti infilandoli nelle canne dei loro fucili.

Nicola Bruni

Articolo pubblicato nella rivista La Tecnica della Scuola – 5 ottobre 2010