Ho un debito di riconoscenza verso il papà di Elina, Carmelo Giunta, una brava persona che gestiva un negozio di generi alimentari a Catania. Devo infatti alla sua gelosia verso questa figlia bellissima, che teneva sotto controllo anche ben oltre la maggiore età, il privilegio che lei non si sia mai fidanzata e non abbia sposato un altro uomo prima di incontrare e scegliere me a 33 anni.
Conseguita la maturità magistrale in un istituto quasi totalmente femminile, Elina decise di iscriversi alla facoltà di Magistero dell’università di Catania, ma suo padre non voleva, “perché all’università ci sono i maschi”. Lei però si iscrisse ugualmente, al corso di laurea in Pedagogia, pagando la tassa di iscrizione con i suoi risparmi, e lo costrinse a rassegnarsi di fronte al fatto compiuto.
Poi, quando Elina si laureò, cominciò a insegnare e a portare a casa uno stipendio, lui ne fu orgoglioso.
Peraltro, Elina, fin dagli anni dell’adolescenza, conosceva e frequentava diversi ragazzi nel gruppo della Gioventù di Azione Cattolica della sua parrocchia, e alcuni di loro provarono a corteggiarla; ma lei aveva paura di farsi vedere da suo padre in compagnia di un singolo “giovanotto”, e non poteva accettare nessun invito.
Elina mi incontrò a Loreto, lontano dagli occhi paterni, il 29 luglio del 1973 in un convegno di studi di professori cattolici, e dopo una frequentazione di appena cinque giorni scoccò tra lei e me il “colpo di fulmine” che ci fece innamorare.
Il 3 settembre successivo, quando io volai da Roma a Catania per fidanzarmi ufficialmente con Elina davanti ai suoi genitori, lei riservò una sorpresa a suo padre, che non sapeva nulla. Gli disse: “Ti presento Nicola, un bravo ragazzo che mi vuole bene”. Papà Carmelo rimase senza parole, e tuttavia mi accettò, poiché gli feci una buona impressione.
Nei dieci mesi di fidanzamento che precedettero il matrimonio, io, ogni volta che andavo a Catania, alloggiavo da solo in albergo e passavo le giornate fuori con Elina.
La sua mamma ci riferì un commento che quel “gelosone” le aveva fatto riguardo alle nostre uscite di coppia: “Vanno in giro da soli come se fossero marito e moglie”.
Il giorno del nostro matrimonio, 3 luglio 1974, papà Carmelo (nella foto, accanto a noi sposi) era mesto in volto, perché la figlia prediletta – ne aveva altre due – avrebbe lasciato la casa paterna di Catania per andare a vivere con me a Roma.
Nicola Bruni