Sono stato da bambino un fervente tifoso di Gino Bartali (1914-2000), il campione di ciclismo vincitore di tre Giri d’Italia, di due Tour de France e di numerose altre gare tra il 1934 e il 1954.
Negli anni della scuola elementare, intorno al 1950, ne discutevo con gli amichetti Lillino e Maurizio, che abitavano nel mio stesso palazzo di Via Licia a Roma ed erano tifosi, il primo, di Fausto Coppi e, l’altro, di Fiorenzo Magni.
Allora non c’era la tv, e ci riunivamo a casa di Lillino per ascoltare le radiocronache in diretta delle principali competizioni ciclistiche e per ammirare le foto dei nostri campioni sulla Gazzetta dello Sport, acquistata dal suo papà.
Insieme, giocavamo con le “lattine”, i tappi metallici delle bibite, simulando corse di ciclisti. In particolare, organizzavamo un nostro “Giro d’Italia”, su una pista curvilinea tracciata con il gesso sull’asfalto del marciapiede vicino al portone di casa.
Ciascuno di noi gareggiava con una lattina rovesciata, e riempita di cera o di sapone (per una maggiore stabilità), all’interno della quale era incollato il ritaglio della figurina di una star del ciclismo.
A competere con Bartali, Coppi e Magni, talvolta intervenivano nella corsa, sostenuti da altri nostri coetanei, campioni stranieri come il francese Louison Bobet, lo svizzero Hugo Koblet, il belga fiammingo Rik Van Steenbergen, lo spagnolo Miguel Poblet.
I ciclisti-lattina si muovevano con schicchere impresse dal dito indice liberato a scatto dal pollice. Si tirava, a turno, una schicchera alla volta. Se la lattina fosse uscita fuori del tracciato, sarebbe tornata al punto di prima e avrebbe perso un colpo.
Mi è rimasto impresso un evento ciclistico di quegli anni, l’unico al quale potei assistere: una corsa “dietro motori” (cioè con bici modificate che seguivano “a ruota” altrettante motociclette facendosi risucchiare dalla loro velocità), vinta dal campione degli “stayer” Koblet, che si svolse a Roma in una pista allestita intorno alle Terme di Caracalla.
Allora, per entrare nel recinto della gara senza pagare il biglietto, mi servii del solito stratagemma che usavo per assistere gratis alle partite di calcio di serie D nel Campo Almas di Via Lusitania. Cioè, chiedevo gentilmente a un adulto che si avvicinasse all’ingresso con il biglietto in mano: “Signore, per favore, mi fa entrare con lei?”. Quello, paternamente, acconsentiva, e il bigliettaio, che prima mi aveva respinto, mi lasciava passare. “Evvai!”, esclamavo di gioia dentro di me.
Nicola Bruni
Nelle foto: a sinistra, Bartali inseguito da Coppi in una gara ciclistica della fine degli anni ’40; a destra, la mia classe IV D della scuola elementare Manzoni di Roma; io ero il primo da sinistra della seconda fila.