Via del Babuino è una strada elegante del centro di Roma che collega Piazza del Popolo e Piazza di Spagna, e la cui esistenza è attestata fin dal XIV secolo sotto diversi nomi: Via dell’Orto di Napoli, Via del Cavalletto, Via Clementina, Via Paolina.
Deve il suo nome attuale non ad una scimmia, ma all’antica statua di un sileno (figura mitologica dei boschi e delle acque) disteso di fianco su uno scoglio, che nel 1576 vi fu installata a decorazione di una fontana pubblica, costituita da una vasca termale di età romana in granito grigio e una cannella collegata all’acquedotto dell’Acqua Vergine.
A quella statua, con un corpo scolpito in tufo scuro e una testa di marmo bianco non pertinente, per la sua bruttezza e la somiglianza a una scimmia, fu attribuito dagli abitanti del rione l’appellativo di “er babuino” (con una sola b), che poi divenne il nome ufficiale della via.
Il Babuino richiamò l’attenzione dei romani come una delle sei “statue parlanti” della Congrega degli Arguti (le altre cinque erano Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia, il Facchino e l’Abate Luigi), cosiddette perché dal XVI al XIX secolo venivano utilizzate per affiggervi composizioni satiriche anonime (“pasquinate” o “babuinate”), scritte in romanesco o in latino, che prendevano di mira, spesso in modo irriverente, personaggi pubblici del tempo. Allo scopo di impedire affissioni disturbanti, talora, le autorità cittadine sottoposero quelle statue “sovversive” alla vigilanza continua di guardie armate.
Scomposta e rimossa nel 1878, la fontana con la vasca e la statua del Babuino è stata restituita alla “sua” via nel 1957 e collocata nei pressi del numero civico 150, accanto allo storico ristorante-museo Canova-Tadolini, che fino al 1818 fu atelier di scultura di Antonio Canova e che ora espone una collezione di calchi in gesso di opere del grande artista neoclassico.
Nicola Bruni