Il celebre mosaico absidale del Duomo di Cefalù (Palermo), risalente al XII secolo, presenta un’immagine a mezzo busto del Cristo Pantocratore (onnipotente), raffigurato con simboli iconografici come Re, Sacerdote e Profeta.
La sua regalità è simboleggiata dal nimbo gemmato; la sua dignità sacerdotale è significata dalla stola verde che scende dal suo omero destro; il suo carattere profetico è rappresentato dal libro aperto.
Come detentore della doppia natura divina e umana, Gesù indossa una veste lumeggiata d’oro indicante la sua natura divina, sopra la quale è posto un mantello di colore blu, simbolo della sua umanità, perché nell’incarnazione la divinità si è rivestita di umanità.
La mano destra è atteggiata in modo da significare con i tre diti uniti l’unità e la trinità di Dio, e con gli altri due diti, leggermente arcuati, la duplice natura umana e divina del Cristo.
Secondo un’altra interpretazione, l’atteggiamento del Cristo rappresenta il gesto del Dio Creatore che chiama dal nulla e sostiene tutto ciò che esiste, e allo stesso tempo il modo di chi con autorità indice il silenzio, perché lui solo, il Profeta, il Maestro, parla: la sua parola è il libro dei Vangeli tenuto con la mano sinistra e aperto sulla pagina di Giovanni (8,12), scritta in greco e in latino, nella quale il Profeta annuncia se stesso come luce: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la luce della vita”.
La testa del Pantocratore è affiancata dalle abbreviazioni in lettere greche dei nomi GESU’ e CRISTO.
L’iscrizione sull’arco che delimita il catino absidale è una chiosa teologica della figura del Pantocratore: FACTUS HOMO FACTOR HOMINIS FACTIQUE REDEMPTOR – IUDICO CORPOREUS CORPORA CORDA DEUS, “Fattomi Uomo Io il Creatore dell’uomo e Redentore della mia creatura, giudico come Uomo i corpi, come Dio i cuori”.
Nicola Bruni