Due ragazze in bikini giocano a palla, un gallo insegue un monello, un topo morde un bimbo, un padrone frusta un servo, un cacciatore infilza una lepre, una quadriga in corsa si rovescia durante una gara, un’etèra (escort) si spoglia svelando il “lato B” mentre bacia il suo amante. Sono scene di vita quotidiana del Basso Impero, ritratte a colori nei mosaici della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (Enna), che l’Unesco nel 1997 ha dichiarato “Patrimonio dell’umanità”.
Sepolta dal fango di una frana nel 1160, questa grandiosa opera musiva, attribuita a maestri nordafricani su committenza di un ricco e potente aristocratico romano, è stata riportata alla luce a partire dal 1950, e riaperta ai visitatori nel 2012 dopo un nuovo restauro. La sua realizzazione viene fatta risalire alla prima metà del IV secolo.
L’iconografia dell’opera riflette la cultura – prevalentemente zoologica, ma anche mitologica e pagana – del committente, che ha decorato la pavimentazione della villa (circa 3500 mq) con immagini di centinaia di animali terrestri, volatili e acquatici. Tema dominante è la cattura di bestie selvatiche, africane o asiatiche, da issare su navi e trasportare a Roma per gli spettacoli del circo: leoni, tigri, pantere, elefanti, rinoceronti, ippopotami, cinghiali, bufali, cammelli, cervi, struzzi…
I mosaici raccontano, inoltre, la “dolce vita” dei signori del luogo: bagni nelle terme, massaggi, palestra, sport, caccia, pesca, recitazione, musica, danza, piaceri del sesso e del palato. Non si vedono libri, ma qualcuno deve aver letto l’Odissea, perché vi è rappresentato il ciclope Polifemo con tre occhi, anziché con uno solo: il terzo è dipinto sulla fronte; ma si tratta di una scena teatrale con sipario alzato.
Di particolare interesse è il mosaico delle ginnaste in bikini, che nell’antichità romana era costituito dal “subligar“, una mutandina piuttosto ridotta e sgambata, e dal “mamillare” come reggiseno. Le signore romane indossavano questi due pezzi sotto gli abiti e anche come tenuta per nuotare in piscina e fare ginnastica alle terme. Ovidio, poeta latino del I secolo a. C., nel suo poemetto “Ars amatoria” raccomandava che il mamillare fosse “imbottito, se il seno è troppo piccolo“.
Nicola Bruni