L’8 febbraio 2022 si sono compiuti sei mesi dal giorno in cui la mia Elina ha lasciato questa vita. Mi manca molto la sua bella persona, che mi ha accompagnato per 48 anni e mi ha fatto diventare papà di Paolo e di Fabio. Ma io la sento sempre dentro di me, con quell’amore che ci siamo promessi “immenso ed eterno” nel sacramento del matrimonio il 3 luglio del 1974.
Continuo a vederla come viva in alcune sue immagini fotografiche, disseminate nella nostra casa. Lei mi guarda, mi sorride, mi incoraggia, mi ispira e, stando davanti a me, mi tiene compagnia.
Sono confortato dalla certezza, fondata sulla fede in Cristo risorto, che la sua anima santa sia nella gioia del Paradiso, accanto a Dio, accanto alla Madonna, che ci fece incontrare e innamorare a Loreto nell’estate del 1973.
Ogni volta che ripenso al prodigio della nostra unione – di come, io da Roma e lei da Catania, abbiamo potuto convergere nello stesso punto e poi “combaciare così bene” scoprendo di essere “anime gemelle” – torno a provare un senso di stupore. Stupore che in me si fa gratitudine a Dio per il dono ricevuto di una donna tanto meravigliosa da superare le più ambiziose aspettative dei miei sogni giovanili.
Quando ero bambino, e perdevo nei giochi natalizi della tombola e delle carte, la mia mamma cercava di consolarmi citando il proverbio “Sfortunato al gioco, fortunato in amore”. Io ci speravo, ma poi, crescendo, quella pronosticata fortuna non la vedevo arrivare mai. Ho cercato con perseveranza “il grande amore della mia vita” conoscendo molte ragazze, senza riuscire a trovarlo, fino all’età di 31 anni. Ma ho saputo aspettare, evitando di impegnarmi in fidanzamenti precari. Fino a che – miracolo! – a Loreto, vicino al santuario della Madonna, ho trovato Elina, e lei ha trovato me. Ci siamo trovati, come fatti l’uno per l’altra, e dopo una frequentazione di appena cinque giorni ci siamo scelti, per sempre.
Nicola Bruni