Questa foto mi ritrae a Parigi nell’estate del 1990, con mio figlio Fabio, che allora aveva 11 anni. Eravamo davanti a La Géode, sala cinematografica in forma semisferica nella quale si proiettavano film a 180 gradi, una cosa impressionante. Con noi, c’erano mia moglie Elina e l’altro figlio Paolo, quattordicenne. Stavamo visitando la Cité des Sciences et de l’Industrie, un grande centro polimuseale, collocato all’interno del Parc de la Villette.
Prendo spunto da questa immagine, per ricordare che io cominciai a studiare il francese da autodidatta fin dagli anni del ginnasio (1955-1957), poiché il solo inglese offerto dalla scuola non mi bastava per poter programmare i miei futuri viaggi all’estero. Seguivo le lezioni di francese alla radio, due volte alla settimana, dalle 6,45 alle 7 del mattino, avvalendomi per gli esercizi di un libro edito appositamente dalla Rai.
Affrontai il mio primo viaggio in Francia a 17 anni, da solo, nell’agosto del 1959. Ci arrivai in autostop, zaino in spalla, da Cortina d’Ampezzo (dove avevo partecipato ad un campeggio studentesco) puntando alla “conquista” della mitica Saint-Tropez, resa celebre dall’attrice “superstar” Brigitte Bardot. Visitai rapidamente quella cittadina balneare, mi bagnai nelle acque della Costa Azzurra, e poiché “je n’avais que peu d’argent en poche” (mi erano rimasti solo pochi soldi in tasca), dopo aver spedito alcune cartoline a dimostrazione dell’impresa compiuta, feci subito dietrofront in direzione di Roma.
Tornai in Francia, a Parigi, nel dicembre del 1962, mentre studiavo letteratura francese alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma e lavoravo come giornalista nella redazione del settimanale Italiamondo, fucina di giovani intellettuali, dove si leggevano Le Monde, Paris Macht, Esprit.
In quell’ambiente, faceva chic usare espressioni francesi come “tout court” (pronuncia “tucùr”), per dire “semplicemente”, “direttamente”, “senza aggettivi”, “senza specificazioni”. Esempio: “Ci facciamo un giro della Francia? No, andiamo tout court a Parigi”.
E così fu, per la nostra famiglia, in quel viaggio del 1990.
Nicola Bruni