la sera del 2 giugno nel cielo di Roma.
È stato uno spettacolo bello a vedersi la parata del 2 giugno per la Festa della Repubblica in Via dei Fori Imperiali a Roma. L’ho seguita in tv e, in parte dal vivo, affacciato al balcone di casa mia per il passaggio aereo degli elicotteri e delle Frecce Tricolori. E sono rimasto ammirato per l’atterraggio di precisione davanti al palco presidenziale di tre acrobatici paracadutisti, uno dei quali sventolava un’enorme bandiera tricolore.
Alla vigilia, ero un po’ prevenuto, pensando che, di questi tempi, sarebbe stato meglio evitare di spendere tanti soldi per un’esibizione di forza militare. Ma poi mi sono reso conto che, dopo due anni di sospensione per l’emergenza Covid, questa cerimonia ci voleva, per dare il senso dell’unità e della solidarietà tra i corpi armati dello Stato e le componenti della società civile che operano per il bene comune, e gratificare gli uni e le altre con un pubblico riconoscimento alla presenza delle massime autorità nazionali.
Ho fatto anch’io il servizio militare, per 15 mesi, come ufficiale di complemento dei carristi, e so che riconoscimenti di questo tipo sono attesi da chi lavora con sacrificio e in silenzio per la “difesa della Patria”.
La sfilata è stata aperta da una folta rappresentanza di sindaci con la fascia tricolore e, per la prima volta, da una significativa rappresentanza di medici e infermieri che nei due anni trascorsi hanno lottato duramente negli ospedali contro il Covid.
C’erano anche i Vigili del fuoco, i Vigili urbani, le Crocerossine, i volontari della Protezione Civile. E, naturalmente, uomini e donne in divisa dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria, delle Capitanerie di porto, i Bersaglieri che marciavano di corsa, gli squadroni a cavallo dei Corazzieri, dei Carabinieri e della Polizia.
Mancava, ahimé, una rappresentanza del più numeroso degli eserciti italiani, quello degli insegnanti, ai quali è affidata la formazione e l’educazione civica delle nuove generazioni. Meritano un pubblico riconoscimento anche loro. Se ne prenda nota, in vista della prossima Festa della Repubblica.
Nicola Bruni