C’è una grande ipocrisia dietro la “fermezza” propagandistica degli attuali governanti sulla “difesa dei confini” contro gli sbarchi dei soli naufraghi raccolti in mare dalle navi delle organizzazioni umanitarie in assenza di altri soccorsi, appena l’11 per cento del totale dei migranti approdati sulle coste italiane quest’anno.
In sostanza, si vuole impedire che ci sia un servizio di salvataggio nelle acque internazionali del Mediterraneo, perché si preferisce che quei disperati che tentano la traversata anneghino piuttosto che tocchino terra nel nostro Paese.
Non c’è nessuna “difesa dei confini” per chi – come i latinoamericani, i cinesi, i filippini – arriva in Italia in aereo con visto turistico e poi vi rimane a lavorare (o a delinquere) da “clandestino”.
C’è un razzismo selettivo mascherato delle nostre autorità che discrimina i popoli di molti Paesi africani e asiatici nella concessione dei visti d’ingresso, anche per motivi di studio. E non ci sono canali legali di immigrazione per chi fugge da guerre – fatta eccezione per gli ucraini -, dittature, persecuzioni etniche o religiose e avrebbe diritto all’asilo in Italia, in base all’articolo 10 della nostra Costituzione.
Non c’è nessuna “fermezza” istituzionale nei confronti degli sfruttatori di migliaia di donne nigeriane “importate” che in Italia sono costrette alla prostituzione, e degli sfruttatori delle centinaia di migliaia di immigrati impiegati in maniera irregolare come raccoglitori nei campi. Lavoratori, questi ultimi, di cui l’Italia ha bisogno ma che non si vuole regolarizzare perché fa comodo il loro sfruttamento.
Si discriminano dai “profughi” i “migranti per motivi economici” come se chi fugge dalla miseria e dalla morte per fame non fosse letteralmente un “profugo”.
Si considerano una minaccia per i confini solo i naufraghi salvati dalle Ong e non quelli, molto più numerosi, che vengono raccolti in mare dalla nostra Guardia Costiera o dalla Guardia di Finanza.
La criminalizzazione delle navi umanitarie, accusate senza prove di collusione con i “trafficanti di esseri umani”, serve in realtà a mascherare la vergogna dell’accordo di finanziamento stipulato dai precedenti governi italiani e confermato di recente da quello attuale con le bande di criminali che gestiscono in Libia i lager dove si imprigionano, si torturano, si stuprano, si schiavizzano e si uccidono impunemente tanti poveri esseri umani, e con la cosiddetta “Guardia costiera libica” incaricata di arrestare e riportare indietro nei lager quelli che erano stati liberati dietro il pagamento di un riscatto. L’indicibile vergogna che siamo noi contribuenti italiani a pagare lo stipendio di tanti aguzzini estorsori.
Al finanziamento di un tale abominio concorre tutta l’Unione Europea, allo scopo di bloccare l’immigrazione anche di quanti avrebbero diritto alla protezione umanitaria internazionale e all’asilo politico. D’altra parte, slogan filantropici come “Aiutiamoli a casa loro” e “Piano Marshall per l’Africa” restano nel campo di quelle “buone intenzioni” di cui sarebbe “lastricata la via per l’Inferno”, mentre il principale “aiuto” che destiniamo ai Paesi poveri è la vendita di armi per fare guerre.
C’è molto cinismo tra le classi dirigenti dei Paesi europei, e molto egoismo nelle popolazioni benestanti.
Perfino le maggioranze di centrosinistra in Italia hanno omesso di fare il giusto in questo campo – come ridiscutere o revocare l’accordo con i libici, abolire la legge Bossi-Fini, riattivare i flussi di immigrazione regolare e approvare una legge sul diritto di cittadinanza “ius culturae” o “ius scholae” – nel timore di perdere voti. Perché il potere viene prima della giustizia.
Si straparla di “invasione” a fronte di circa 93mila sbarchi nel 2022, in un Paese con 60 milioni di abitanti, mentre si sono aperte le porte con generosità a 171mila profughi ucraini. Si dice che “l’Italia non può diventare il campo profughi d’Europa”, benché il nostro Paese sia al settimo posto nell’Unione Europea per numero di immigrati in percentuale sulla popolazione residente. E si tace sul fatto che molti dei migranti sbarcati in Italia non intendano fermarsi nel nostro territorio ma cerchino di raggiungere i Paesi del Nord Europa.
Si dice, giustamente, che l’Italia non può essere lasciata sola dall’Unione Europea nel gestire l’immigrazione proveniente dal Mediterraneo, ma il nostro governo sovranista si guarda bene dal pretendere che facciano la loro parte anche i governi sovranisti di Ungheria e Polonia, che si oppongono alla redistribuzione dei richiedenti asilo. E di fronte all’impennata “sovranista” della Francia contro l’Italia sull’accoglienza dei migranti, chi nel nostro Paese si proclama sovranista non ha il diritto di lamentarsi se qualcun altro in Europa si rivela più sovranista di lui.
Nicola Bruni