Che le anime sante del Paradiso non abbiano età, è una mia supposizione teologica, altrimenti il Paradiso sarebbe popolato prevalentemente da vecchi, come una casa di riposo eterno.
Io trovo la preghiera per i defunti “L’eterno riposo” mal formulata, perché dà l’idea di una noia mortale nella vita eterna, e anche quella che il defunto “riposi in pace” (senza essere disturbato) all’interno della tomba.
Una volta, a Catania, ho sentito un sacerdote che aveva, opportunamente, riformulato questa preghiera, aggiungendovi “l’eterna gioia” e “l’eterno amore”. Da allora, io prego per i defunti invocando per loro “l’eterno riposo”, “l’eterna gioia” e “l’eterno amore”.
È un mistero che cosa facciano le anime dei defunti nell’aldilà, se siano in grado di conoscere le vicende umane dei viventi, e se mantengano effettivamente con i loro cari sulla terra – come anche io credo – quella “corrispondenza d’amorosi sensi” di cui parla il poeta Ugo Foscolo nel carme “I sepolcri”. Mi sembra, comunque, inverosimile che se ne stiano perennemente a riposare o a dormire.
Almeno per quanto riguarda il Paradiso, sappiamo dalle parole di Gesù riportate dai Vangeli di Matteo e Luca che i beati ammessi nel Regno dei cieli “vedranno Dio”, “saranno consolati”, rideranno, “saranno saziati” (della fame e sete di giustizia), “troveranno misericordia”, “avranno in eredità la terra”, “saranno chiamati figli di Dio”, e che “grande sarà”la loro “ricompensa”.
Inoltre, abbiamo le prove che i santi del Paradiso siano intervenuti, in molti casi, nelle vicende umane dei viventi ottenendo da Dio dei miracoli. E se il potere di seguire le vicende umane sulla terra è dato ai santi canonizzati dalla Chiesa, ne consegue che questo potere possono averlo anche i santi del Paradiso non canonizzati. Accade infatti che quando uno di loro, particolarmente vicino al Signore, intercedendo presso Dio ottiene una o più guarigioni miracolose sulla terra, viene riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come “beato” o “santo”.
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P. S. – Rivolgo a chi mi legge alcuni consigli sulle espressioni da usare in occasione di eventi funerei.
Evitate di dire “condoglianze” ai parenti di un defunto, perché è una parola di circostanza fredda e formale, quasi un corrispettivo al contrario degli “auguri”. Preferite formule più affettive, come “Ti abbraccio”, “Mi dispiace tanto”, “La notizia mi addolora” (o “mi sconvolge”), “Partecipo con affetto al tuo dolore”, “Ti sono vicino con la preghiera”, “Mi unisco alle tue preghiere per il caro…”, “Il Signore lo accolga tra le sue braccia”. Sono da evitare, secondo me, anche le formule standard “Riposi in pace” e “R.I.P”, e quella che dice “La terra gli sia leggera” attribuendo banalmente al corpo del morto sotterrato una sensibilità al peso.
Nicola Bruni