Indossava la “veletta” nelle occasioni eleganti la mia mamma, Stella Cesarelli, classe 1907. Come si vede in questa foto, scattata il 31 ottobre 1973 al termine di un matrimonio nella basilica dei Santi Apostoli a Roma. La veletta era una retina nera punteggiata da pallini e fissata ad un cappellino che le signore “di una volta” calavano sul viso per darsi un’aria di riservatezza e di mistero.
All’epoca, i cappelli per signora, praticamente obbligatori nelle cerimonie importanti, li confezionavano le “modiste”, sarte specializzate in questo campo. Mamma Stella ne possedeva diversi, perché non poteva comparire sempre con lo stesso copricapo nelle foto che si scattavano ora ad un battesimo, ora ad una cresima, ora ad una festa di nozze. Ricordo, inoltre, che lei aveva una speciale valigia di forma cilindrica, chiamata cappelliera perché serviva a portare in viaggio senza sgualcirli o deformarli i cappelli rotondi, da donna e da uomo.
Benché, da sposata, non fosse ricca e nemmeno “benestante”, la mamma ci teneva a figurare bene in società, dal momento che era stata educata al decoro nella famiglia di origine, ad Arena in Calabria.
Lavorava in casa, a Roma, come maglierista per il pubblico e come sarta per uso personale e familiare. Si informava sulle ultime novità della moda leggendo qualche rivista femminile. Confezionava da sé quasi tutti i vestiti che indossava, e parte di quelli destinati ai tre figli, tagliando e cucendo la stoffa sulla base di modelli di carta velina che acquistava in due negozi del centro, Mani di fata in Via Cesare Battisti e Casa Line in Via Nazionale. Per le stoffe, si recava preferibilmente da Maestosi in Via Cesare Balbo. Io, che da bambino la accompagnavo a fare quegli acquisti, la sentivo parlare di taffetà, di organza, di fustagno, di grisaglia, tessuti che oggi non saprei identificare.
Un altro indumento che lei indossava per apparire in forma, comprimendo la pancia, era un corsetto elastico di colore rosa contenente stecche di balena, che chiudeva con dei gancetti dietro la schiena tirandolo, e talvolta facendosi aiutare per tirarlo.
Insomma, io avevo una mamma elegante che mi faceva fare bella figura.
Nicola Bruni