Ho intervistato, da nonno giornalista, il mio nipotino Leo Bruni, che frequenta la quarta classe della scuola “primaria” alla Manzoni di Roma. E ho capito perché il suo ciclo scolastico non si chiama più “elementare”, nel senso di semplice, come una volta: perché questa scuola è diventata molto complicata. E ho capito anche perché il suo zaino, che mi accollo quando vado a prenderlo all’uscita, pesa una decina di chili.
Ai “miei tempi”, nel 1950/51, in quarta avevo un unico maestro “tuttofare” e due soli libri di testo, quello di lettura e il sussidiario per tutte le discipline. Si faceva scuola per 4 ore al giorno, da lunedì a sabato. Le materie ufficialmente erano 9 (Religione, Educazione morale, civile e fisica, Lavoro, Lingua italiana, Storia e geografia, Aritmetica e geometria, Scienza e igiene, Disegno e bella scrittura, Canto), ma non c’era tra di esse una distinzione di orari e per alcune veniva solo dato un voto approssimativo sulla pagella. A scuola andavamo con una leggera cartella, tenendola per il manico.
Leo ha invece tre maestre, che si ripartiscono 10 materie e 8 ore di attività scolastica, comprensive dell’intervallo per la merenda e della pausa pranzo, su 5 giorni alla settimana. La prima insegna Italiano, Storia, Educazione civica, Inglese, Arte e musica; la seconda, Matematica, Scienze, Geografia, Educazione fisica; la terza, Religione. I libri sono una caterva: 3 volumi per Italiano, 1 libro e 4 fascicoli per Inglese, 1 per Arte e musica; 1 + un atlante storico per Storia, 1 per Educazione civica, 1 per Matematica, 1 per Scienze, 1 + un atlante geografico per Geografia, 1 libro e 2 fascicoli per Religione. Totale: 11 libri e 8 fascicoli.
Sulla maggior parte dei libri si eseguono direttamente gli esercizi. Poi ci sono almeno 7 quaderni. “Gli esercizi per Geografia, Storia, Educazione civica e le prove di verifica per le altre materie – aggiunge Leo – li facciamo su fogli staccati da un blocco, che poi vengono raccolti in buste trasparenti”.
“Nello zaino o nel trolley – domando – che ci mettete?”. “Tutto il materiale che non possiamo lasciare a scuola perché non entra sotto il banco o che ci serve a casa: oltre ai libri e ai quaderni, 2 astucci con penne, matite, temperamatite, pennarelli, gomme, righello, 2 squadre, forbici, colla, scotch e la borraccia con l’acqua. I pastelli a olio, per dipingere, li teniamo nell’armadio. Inoltre, per Educazione fisica, dobbiamo portare scarpe di ricambio, una palla di gomma e una palletta da tennis”.
Leo è uno dei più bravi della sua classe, composta da 20 alunni tra maschi e femmine. Infatti, in quattro anni di scuola, ha sempre riportato il massimo dei voti (prima “10”, ora “avanzato”) in tutte le materie. Ed è un ragazzino curioso di sapere, che fa molte domande.
Per esempio, oggi gli ho spiegato che Gesù non è nato nell’anno 1, come calcolato per errore da uno storico del VI secolo, ma presumibilmente tra il 7 e il 4 avanti Cristo – cioè prima della morte del re Erode, collocata nel 4 a. C. -, anche se poi non si è osato cambiare la numerazione degli anni accettata in tutto il mondo. “Ma come? – ha obiettato Leo – Gesù non è nato nell’anno zero?”. “L’anno zero – gli ho risposto – non esiste, perché il primo anno di vita per ogni essere umano è l’anno 1″.
Nicola Bruni