Vacanza “British” con il mio amico Nino Criscenti nell’estate del 1961. Nelle prime tre settimane alloggiammo a Londra in un bed and breakfast di Baker Street. La locanda era gestita da una signora sulla sessantina, Mrs Gyll, capelli argentati, pelle del viso stirata, modi sussiegosi e gentili verso i suoi avventori, al momento tutti giovani e maschi.
Ognuno aveva la sua camera, mentre erano in comune i servizi igienici e la sala di soggiorno, dove al mattino si consumava la colazione “egg and bacon” (uovo al tegamino con pancetta).
Quella sala sembrava il palcoscenico di una commedia teatrale, dove ora compariva un personaggio che raccontava una storia, ora un altro che sparava una facezia. Della serie: “Metti insieme due italiani, un francese, uno spagnolo e un americano”.
Entrammo, infatti, in confidenza con tre nostri coinquilini: l’americano ebreo Arthur, con un casco da motociclista, che quando usciva nudo dalla doccia “impennava” la sua circoncisione; il “pied-noir” (piede nero, come venivano chiamati i francesi d’Algeria) Gilbert, allampanato e con occhiali, simpatizzante dell’OAS, l’organizzazione terroristica contraria all’indipendenza della sua patria nordafricana dalla Francia; e lo spagnolo Sancho, tarchiato e obeso, da noi chiamato Sancio Panza, che si sfogava dicendo peste e corna della dittatura franchista del suo Paese.
Nino e io recitavamo una parte in commedia da intellettuali, vestiti con giacca e cravatta, come usavano a quel tempo in Italia i giovanotti “bene” che frequentavano l’università.
Vedendoci così abbigliati, alcune “girls” londinesi si voltavano per la strada a guardarci. E tuttavia, durante un’escursione a Cambridge, ci capitò di udire in un negozio una ragazza che, riferendosi a noi, diceva alla sua amica: “Questi sono inglesi”.
Allora Nino e io scoppiamo in una risata. Ci presentammo e attaccammo discorso. Si chiamavano Mirella e Marcella, erano di Roma, studentesse, entrambe carine, entrambe fidanzate. Ci demmo appuntamento l’indomani sera a Londra per andare a ballare all’Imperial College Union, con gli universitari del Commonwealth.
Allora scoprimmo che Mirella, la più spiritosa, era stata fidanzata di un nostro caro amico. Il quale, essendo impegnato in politica, si assentava spesso da Roma e la lasciava sola, finché un giorno, tornato da un viaggio, “trovò la sedia occupata”: lei, stufa di aspettarlo, aveva ceduto il posto di fidanzato ad un altro.
Le due ragazze erano alloggiate a Londra in un pensionato femminile, e dovevano fare rientro prima delle 23. Così fu. Ma ci rivedemmo a Roma, dove io le invitai, con i rispettivi fidanzati, ad una festa da ballo degli universitari. Poi, ci incontrammo spesso alla facoltà di Lettere della Sapienza, che frequentavano per il corso di Lingue, e nelle elezioni studentesche del dicembre 1963 mi dettero una mano per farmi eleggere negli organismi rappresentativi di facoltà e di ateneo.
Dopo la laurea, ho perso i contatti con loro, ma ne ho conservato il simpatico ricordo. Ho una memoria!
Vacanza “British” con il mio amico Nino Criscenti nell’estate del 1961. Nelle prime tre settimane alloggiammo a Londra in un bed and breakfast di Baker Street. La locanda era gestita da una signora sulla sessantina, Mrs Gyll, capelli argentati, pelle del viso stirata, modi sussiegosi e gentili verso i suoi avventori, al momento tutti giovani e maschi.
Ognuno aveva la sua camera, mentre erano in comune i servizi igienici e la sala di soggiorno, dove al mattino si consumava la colazione “egg and bacon” (uovo al tegamino con pancetta).
Quella sala sembrava il palcoscenico di una commedia teatrale, dove ora compariva un personaggio che raccontava una storia, ora un altro che sparava una facezia. Della serie: “Metti insieme due italiani, un francese, uno spagnolo e un americano”.
Entrammo, infatti, in confidenza con tre nostri coinquilini: l’americano ebreo Arthur, con un casco da motociclista, che quando usciva nudo dalla doccia “impennava” la sua circoncisione; il “pied-noir” (piede nero, come venivano chiamati i francesi d’Algeria) Gilbert, allampanato e con occhiali, simpatizzante dell’OAS, l’organizzazione terroristica contraria all’indipendenza della sua patria nordafricana dalla Francia; e lo spagnolo Sancho, tarchiato e obeso, da noi chiamato Sancio Panza, che si sfogava dicendo peste e corna della dittatura franchista del suo Paese.
Nino e io recitavamo una parte in commedia da intellettuali, vestiti con giacca e cravatta, come usavano a quel tempo in Italia i giovanotti “bene” che frequentavano l’università.
Vedendoci così abbigliati, alcune “girls” londinesi si voltavano per la strada a guardarci. E tuttavia, durante un’escursione a Cambridge, ci capitò di udire in un negozio una ragazza che, riferendosi a noi, diceva alla sua amica: “Questi sono inglesi”.
Allora Nino e io scoppiamo in una risata. Ci presentammo e attaccammo discorso. Si chiamavano Mirella e Marcella, erano di Roma, studentesse, entrambe carine, entrambe fidanzate. Ci demmo appuntamento l’indomani sera a Londra per andare a ballare all’Imperial College Union, con gli universitari del Commonwealth.
Allora scoprimmo che Mirella, la più spiritosa, era stata fidanzata di un nostro caro amico. Il quale, essendo impegnato in politica, si assentava spesso da Roma e la lasciava sola, finché un giorno, tornato da un viaggio, “trovò la sedia occupata”: lei, stufa di aspettarlo, aveva ceduto il posto di fidanzato ad un altro.
Le due ragazze erano alloggiate a Londra in un pensionato femminile, e dovevano fare rientro prima delle 23. Così fu. Ma ci rivedemmo a Roma, dove io le invitai, con i rispettivi fidanzati, ad una festa da ballo degli universitari. Poi, ci incontrammo spesso alla facoltà di Lettere della Sapienza, che frequentavano per il corso di Lingue, e nelle elezioni studentesche del dicembre 1963 mi dettero una mano per farmi eleggere negli organismi rappresentativi di facoltà e di ateneo.
Dopo la laurea, ho perso i contatti con loro, ma ne ho conservato il simpatico ricordo. Ho una memoria!
Nicola Bruni
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Nella foto: Gilbert, Nino, Nicola e Arthur a Londra nel luglio del 1961.