Ho ritrovato e riabbracciato dopo 71 anni il mio compagno di banco della quinta elementare alla scuola Manzoni di Roma: Pino Marulli. Ricordo che era un bel bambino, gentile, bene educato, con gli occhi chiari, uno dei più bravi della classe. Ci ha messi in contatto una comune amica, che ci ha invitati ad assistere insieme ad un suo spettacolo teatrale.
In queste due foto, poste a confronto, si vede come eravamo nel 1952, e come siamo oggi. Allora, indossavamo entrambi un grembiulino blu, colletto inamidato e fiocco bianco. Lui aveva in più una fascia gialla al braccio sinistro, che gli conferiva le funzioni di “capo vigilanza” attribuitegli dal maestro.
Nell’occasione di questo incontro, ho ripescato dal mio archivio le foto d’epoca e un elenco di ben 40 alunni che componevano nell’anno 1951/52 la mia classe Quinta C. La nostra era, come si usa dire oggi, una “classe pollaio”,ma composta in gran parte da “galletti ruspanti”, che andavano in giro da soli e si mostravano pronti a farsi strada anche nella vita.
Un giorno, il maestro Emilio De Santis avvisò i genitori degli alunni interessati che per superare i “difficilissimi” esami di ammissione alla scuola media, allora previsti in aggiunta a quelli di licenza elementare, non sarebbe stata sufficiente la preparazione che lui riusciva a fornire a una classe così numerosa durante il ristretto orario scolastico: pertanto si offriva di impartire lezioni aggiuntive a pagamento a casa sua.
Volli andarci anche io, per imparare a scrivere meglio. I miei genitori, però, erano abbastanza poveri da non potersi permettere quella spesa. Allora, il maestro si mostrò comprensivo e accettò di farsi pagare da mia madre, che lavorava in casa come magliaia, con una bella giacca di lana confezionata su misura. Fu così che mi si aprirono le porte della scuola media. Il mio amichetto Pino, invece, se la cavò da sé.
Nicola Bruni