La sorellina con il fiocco in testa

Portava abitualmente un fiocco bianco in testa, la mia sorellina Mariuccia, come si usava negli anni del dopoguerra. Quando da piccola le veniva in mente un capriccio, non potendo ottenere quello che voleva, per protesta si scioglieva il fiocco, si toglieva le scarpe, si stendeva sul pavimento e attaccava una lagna di lunga durata: “Eeeeh, eeeeh, eeeeh…”

Ogni tanto la mamma, che lavorava in casa con una macchina da maglieria, cercava di distrarla, affidandole una commissione: “Bella mia, per favore, portami quel gomitolo”. La bambina allora interrompeva la lagna, si alzava, prendeva il gomitolo, lo porgeva alla mamma, poi tornava al suo posto e riattaccava: “Eeeeh, eeeeh, eeeeh…”. Fino a che si dimenticava della protesta, e si rimetteva a giocare come se niente fosse.

Era nata a Roma l’8 luglio del 1943, secondogenita di tre figli, venti mesi dopo di me. Aveva solo 11 giorni di vita quando si scatenò un tremendo bombardamento americano sul quartiere di San Lorenzo, a breve distanza da casa nostra, e dovemmo scappare tutti nel rifugio della cantina, scendendo di corsa dal nono piano 20 rampe di scale.

Da bambina, mi rubava le caramelle che conservavo in un cassetto, e si giustificava dicendo che io ero un “conservoro”. Qualche volta ci divertivamo a stuzzicare insieme il fratellino Antonio, il quale, brandendo un fuciletto di legno, ci inseguiva per bastonarci in un carosello intorno alla tavola da pranzo.

Era precoce nell’apprendimento, e frequentò con un anno di anticipo la scuola elementare. Non le piaceva il suo nome di battesimo Maria Caterina, ereditato dalla nonna paterna, e disse alla maestra di chiamarsi Maria Cristina, come scoprì la mamma nel suo primo colloquio con l’insegnante.

Crescendo, Maria Caterina divenne una campionessa negli studi. Già da liceale impartiva lezioni private a studenti in difficoltà. Vinse per meriti scolastici diverse borse di studio, un premio denominato “Pagella d’oro” e una vacanza con altri “campioni” a Francavilla a Mare. Agli esami di maturità classica, nel liceo Augusto di Roma, riportò la media del 9, con 10 in matematica. Si laureò in fisica all’università Sapienza con la votazione di 110 e lode, avendo come maestro e relatore della tesi in elettronica lo scienziato Edoardo Amaldi, componente dello storico gruppo dei “Ragazzi di Via Panisperna”.

Insegnò per alcuni anni matematica e fisica nelle scuole superiori. Poi vinse un concorso per mansioni tecnico-direttive presso il Ministero delle Telecomunicazioni, che la inviò come esperta del ramo a numerose conferenze internazionali di servizio in rappresentanza dell’Italia.

Ai tempi del liceo, per rassicurare mio padre, che era geloso dell’unica figlia femmina, fingevo di accompagnarla alle feste da ballo organizzate dai suoi amici, ma poi prendevamo strade diverse e ci davamo appuntamento per tornare a casa insieme.

Mariuccia aveva un carattere allegro, un immediato senso dell’umorismo e innate capacità recitative, specialmente nelle imitazioni, con le quali a volte dava spettacolo a chi era in sua compagnia.

Sposata con Umberto, mamma di Stefania e Nicola, ha lasciato questa vita a 56 anni, per un tumore, il 5 febbraio del 2000.

Mio figlio Fabio è particolarmente grato alla sua zia Mariuccia per averlo aiutato, dopo la maturità classica, ad orientarsi del campo della fisica e dell’analisi matematica, per diventare poi ingegnere gestionale. E ha dedicato a lei, post mortem, la sua tesi di laurea.

Carissima Mariuccia, è stato molto bello averti come sorella. Spero, e prego, che tu possa godere della gioia del Paradiso.

Nicola Bruni

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Nelle foto, Mariuccia nel 1952 e nel 1977, a 9 e a 34 anni.

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