“Cosa fai questa sera / adorabile Daiana?”. Era la scritta che accompagnava la foto di una “vamp”, dalle forme procaci e dai lunghi capelli biondi, su un manifesto affisso ad un furgoncino. Il veicolo era parcheggiato davanti all’albergo di Nocera Terinese, sulla costa tirrenica della Calabria, dove Elina ed io, provenienti da Roma, avevamo prenotato una camera per una vacanza al mare di una settimana.
La risposta di Daiana alla domanda era riportata su una striscia bianca sovrapposta al manifesto: avrebbe cantato in concerto nella piazza di un paese.
Osservammo che il nome della ragazza era scritto come si pronuncia “Diana” in inglese nell’omonima canzone di Paul Anka. E ci venne la curiosità di scoprire quanto fosse “adorabile”.
La nostra curiosità fu appagata poche ore più tardi. Mentre uscivamo dall’hotel per andare a pranzo incrociammo la mitica Daiana che tornava dal mare in forma dimessa, senza trucco, con i capelli raccolti e un pareo trasparente sopra il bikini: una bellezza ordinaria. Restammo un po’ delusi, senza escludere che a qualcuno quella donna potesse apparire “adorabile”.
Eravamo ad agosto del 1975, sposi novelli all’inizio del secondo anno di matrimonio. Elina era incinta al quinto mese del primo figlio, che si sarebbe chiamato Paolo. Il soggiorno marino a Nocera Terinese costituiva la prima parte di una vacanza più lunga che avremmo proseguito nell’area montuosa e boscosa delle Serre Calabre, ospiti a Dasà dei miei genitori.
Quel giorno, ci intrattenemmo tutto il pomeriggio sulla spiaggia; poi andammo a cenare in un ristorantino sotto una pergola, al lume di candela e con accompagnamento musicale.
Alla fine, mentre ci tenevamo teneramente abbracciati, io domandai alla mia sposa: “Che cosa fai questa sera, adorabile Elina”. Lei mi rispose con un sorrisetto malizioso: “Che domanda! Vado a letto con mio marito”.
Nicola Bruni
Nella foto, dell’agosto 1975, Elina con il pancione in un bosco di Serra San Bruno (Vibo Valentia).