La fede cristiana ci invita tutti a riconoscerci, umilmente, peccatori e ad invocare l’intercessione della Madre di Dio per la nostra salvezza: “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Ma ci aiuta anche ad affrontare la vita, il pensiero della sua fine e la perdita di persone care, con il conforto di una grande speranza.
“Adesso e nell’ora della nostra morte”: le ultime parole della preghiera dell’Ave Maria richiamano ogni volta alla mente di chi le recita l’inevitabile momento del proprio trapasso. Un pensiero che, nella società laicizzata di oggi, si preferisce sfuggire, rimuovere, occultare, perché – si dice – “è meglio non pensarci”.
Al contrario, la Chiesa cattolica, con il nuovo Rito delle esequie per i defunti in vigore dal 2012, cerca di proporre, a coloro che vi partecipano da viventi, una più efficace riflessione sul senso cristiano della morte corporale come passaggio alla vita eterna, e sull’importanza di pensarci adesso.
“Laudato si’, mi’ Signore, / per sora nostra Morte corporale, / da la quale nullu homo vivente po’ scampare: / guai a quelli che morrano ne le peccata mortali; / beati quelli che trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, / ca la morte secunda no li farà male”. Così pregava San Francesco d’Assisi nel Cantico delle Creature.
Il “memento mori” (ricordati che devi morire) che, nell’antica Roma, veniva sussurrato da un servo all’orecchio del generale vincitore durante la cerimonia del trionfo, era un richiamo contro la tentazione della superbia e il delirio di onnipotenza.
Nella stessa prospettiva, è il monito contro la cupidigia che Gesù propone nella parabola evangelica di “un uomo ricco”, pago di aver accumulato molti beni (Luca 12, 20): “Allora Dio gli disse: – Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?”.
Secondo lo scrittore e psichiatra Vittorino Andreoli, occorre “insegnare a vivere la morte” e “a vivere con la morte”, nel senso che insegnare a ben vivere è allo stesso tempo insegnare a ben morire, e che il pensiero della morte dovrebbe indurci a “vivere più umanamente” la nostra vita terrena, ed a tenerci sempre spiritualmente pronti a lasciarla per entrare in quella eterna, sperando nella misericordia di Dio.
Nicola Bruni
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Nella foto, un particolare del parco delle Catacombe di San Callisto a Roma.