(1° novembre 2023)
Oggi ho partecipato alla Messa della solennità di Ognissanti presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis nella Basilica papale di San Giovanni in Laterano.
Mi hanno colpito le parole con cui il celebrante ha invitato i presenti a scoprire la santità nascosta che c’è in mezzo a noi, la santità umile e discreta di qualche persona che conosciamo, che magari abita alla porta accanto o che vive addirittura nella nostra famiglia.
I santi – ha detto in sintesi De Donatis – non sono soltanto quelli canonizzati dalla Chiesa, ma anche tutti coloro che vivono praticando le virtù delle beatitudini di cui parla Gesù nel Vangelo: beati i puri di cuore, beati gli umili, beati i miti, beati i misericordiosi, beati gli operatori di pace, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia.
Il mio pensiero è andato subito a Elina, la mia sposa, che ha condiviso con me 47 anni di matrimonio e che ha lasciato la vita terrena l’8 agosto del 2021 dopo una lunga malattia. Ho assistito al suo ultimo respiro. In quel momento, ho provato un immenso dolore e ho pianto amaramente.
Poi, mi sono rasserenato, al pensiero che lei aveva fatto una “morte santa” e che la sua anima era certamente volata in Paradiso, un traguardo di vita verso il quale aveva camminato nella fede, nella preghiera e nella grazia di Dio fin da quando era bambina.
Pertanto, non ho messo il lutto, e ho voluto che al suo funerale in chiesa non venissero suonate le campane a morto. Lei mi raccomandava che io continuassi a vivere felice anche dopo la sua dipartita. E io sono riuscito a riprendere una vita serena, con il sostegno della preghiera, dei sacramenti, dell’affetto dei miei familiari e di tante persone che mi vogliono bene; con l’aiuto anche del naturale buonumore ereditato dalla mia mamma.
Papa Francesco ha esortato i cristiani ad essere gioiosi e a comunicare agli altri la gioia della fede in Cristo, affermando che “la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio”, e che “senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza”.
Potevo ammalarmi di tristezza anch’io, dopo aver perduto la mia Elina, ma la grazia di Dio mi ha aiutato, come un efficace vaccino, a prevenire quella penosa malattia dell’anima.
Nicola Bruni
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Nella foto, Elina sul balcone di casa a Roma, quando aveva 48 anni.