Sorprende il visitatore l’immagine della Calabria capovolta, con la punta dello “stivale” protesa verso l’alto e il Mar Tirreno a destra, in un affresco della Galleria delle carte geografiche d’Italia.
È l’errore di uno sprovveduto cartografo del Cinquecento? No, è piuttosto la profezia di un mondo emancipato dal modello culturale di un Nord che sta sopra (“superior”) e di un Sud che sta sotto (“inferior”) e dall’artificiosa distinzione tra “Alta Italia” e “Bassa Italia”: stereotipi che potrebbero sottintendere la presunzione di una superiorità antropologica dei settentrionali sui meridionali.
Quella galleria è un monumento insigne della cultura del Rinascimento, sia perché testimonia la coscienza dell’unità geografica e spirituale dell’intera regione italiana fin dal XVI secolo, sia perché, ponendo in alto nelle mappe ora il Nord ora il Sud, riconosce la pari dignità dei due punti di vista nella rappresentazione cartografica.
In effetti, non c’è una ragione scientifica che giustifichi la collocazione dell’emisfero boreale nella calotta superiore e di quello australe nella calotta inferiore del mappamondo, o viceversa, perché il globo terrestre nello spazio non ha un sotto e un sopra.
Come si vede in una splendida foto dello Stivale d’Italia a punta in su trasmessa nel 2015 da Samantha Cristoforetti dalla Stazione spaziale internazionale in orbita intorno alla terra.
Peraltro, bisogna sapere che c’è una cartografia non eurocentrica che ha prodotto mappe del mondo capovolto, con il Sud “in cima”, il Nord “in fondo”, l’Oriente a sinistra e l’Occidente a destra, e che ha collocato nell’area centrale del planisfero l’Australia, l’Indonesia, la Cina, la Siberia e nelle opposte periferie l’Europa e le Americhe.
Sono punti di vista alternativi, dei quali la scuola italiana dovrebbe tener conto, proponendo agli studenti una visione del mondo multidirezionale: da osservare “a testa in su”, “a testa in giù”, “avanti-indietro” e “indietro-avanti”.
Nicola Bruni