Leningrado 1971, il sorriso di Svetlana

La guida del mio gruppo a Leningrado, l’antica San Pietroburgo, si chiama Svetlana. È una biondina molto graziosa, di piccola statura e dall’aspetto delicato. Dimostra 22-23 anni. Non è ancora fidanzata. Si è laureata da poco alla facoltà di filologia, specializzandosi nelle lingue inglese e spagnola. Da tre mesi ha cominciato a studiare l’italiano e lo parla già abbastanza bene. 

È piuttosto timida, e quando non trova le parole per le sue spiegazioni, si emoziona e arrossisce. È gentile con tutti, e risponde con molta pazienza alle domande più importune che le vengono rivolte.

Svetlana è iscritta alla Gioventù comunista (il Komsomol), ma si capisce subito che non è un’agente del Kgb (il servizio segreto politico del regime) incaricata di sorvegliare i turisti. Dice di essere molto “patriota” di Leningrado, la sua città natale; e il suo sentimento patriottico la induce giustificare ogni aspetto del sistema sovietico, ma senza fanatismo.

Per il suo lavoro di interprete trilingue, riceve dall’Intourist uno stipendio di 100 rubli al mese (68mila lire). Nello stesso tempo continua a studiare. Il suo sogno è intraprendere la carriera diplomatica: per questo, dopo la laurea in filologia, si è iscritta alla facoltà di scienze politiche.

Una mattina, Svetlana accetta per curiosità di assistere alla Messa celebrata nella chiesa cattolica di Leningrado dai sacerdoti che fanno parte della comitiva di professori dell’Uciim. All’uscita, don Giuseppe le chiede scherzando: “Ha pregato per me?”. 

La ragazza rimane per un attimo sconcertata, poi si dichiara con un velo di tristezza: “Io non ho il diritto di pregare. Non sono battezzata”.

“Oh, ma ne ha ugualmente il diritto – la conforta don Giuseppe – perché siamo tutti figli di Dio”. E aggiunge: “Io invece ho pregato per lei”.

“Davvero? E per che cosa ha pregato?”, gli chiede Svetlana sorpresa e incuriosita; e udendo semplicemente “Perché lei sia felice”, si commuove e sorride riconoscente.

Nicola Bruni

Articolo pubblicato nel settimanale IL NOSTRO TEMPO – 30 settembre 1971

Nella foto: Svetlana davanti allo storico incrociatore Aurora, che nel 1917 sparò il primo colpo della Rivoluzione di Ottobre,

dando il segnale per la conquista del Palazzo di Inverno di San Pietroburgo.

Trasformata in monumento nazionale, e aperta ai visitatori come museo, la nave è ancorata alla foce del fiume Neva.