Quando rischiai la bocciatura per Napoleone

Commisi una grossa imprudenza ai miei esami di maturità classica del 1960, al liceo Augusto di Roma: scelsi il tema di argomento storico su Napoleone e ne stroncai il mito, osando anche criticare la famosa ode celebrativa “Il cinque maggio” di Alessandro Manzoni. 

Mal me ne incolse! Il commissario esterno di italiano, un anziano professore in pensione, si adirò contro di me come se avessi bestemmiato.

Mi giudicò uno screanzato che non ha rispetto per i grandi nomi della storia e della letteratura. Avrebbe voluto rimandarmi a ottobre, benché non avesse potuto segnare neppure un errore “blu” nel mio elaborato. 

Dovette, però, piegarsi in sede di scrutinio di fronte alle referenze del mio curriculum scolastico: ero stato ammesso agli esami con 7 in italiano, dal mio professore di “manica stretta”; ero sempre stato promosso a giugno negli anni precedenti; mi era stato recentemente conferito il primo premio letterario in un concorso bandito dal Rotary Club tra gli studenti dei licei di Roma; e avevo diretto per tre anni il giornale d’istituto Augustus, pubblicandovi editoriali formalmente impeccabili. 

Quel 6 stiracchiato in italiano che mi ritrovai nella pagella degli esami, dapprima ferì il mio orgoglio di aspirante letterato e giornalista; ma poi, a ripensarci bene, lo rivalutai come una medaglia al valore, meritata per aver avuto il coraggio di sfidare, con le mie idee antibonapartiste di libertà e di rifiuto della guerra, una repressione autoritaria, a soli 15 anni dalla fine della dittatura fascista.

*

Questa foto coglie il momento in cui, il 10 maggio del 1960, mi venne consegnato il primo premio (diploma e assegno di 30mila lire) per il liceo Augusto di un concorso letterario indetto dal Rotary Club tra gli studenti delle ultime classi dei licei statali romani (c’erano tre premi per ogni scuola). La cerimonia si svolse durante una cena di gala nel famoso Hotel Excelsior del film “La dolce vita”, in Via Veneto, alla presenza del ministro della Difesa Giulio Andreotti, del sindaco di Roma Salvatore Rebecchini (seduto alle mie spalle) e di molti capi d’istituto. 

Dopo la premiazione fui chiamato a tenere un discorso a nome degli studenti premiati.

Nel tema del concorso, avevo raccontato la mia esperienza di giovane animato da grandi ideali, impegnato in attività formativo-culturali, associative e politiche, oltre che nello studio, e desideroso di contribuire al bene comune della società e al progresso dell’Italia (in quell’anno ero presidente dell’Unione Romana Studenti e direttore del giornale studentesco Augustus). 

Con le 30mila lire del premio (pari circa 800 euro di oggi) mi finanziai un avventuroso viaggio di 26 giorni in autostop attraverso l’Europa, che passando per gli ostelli della gioventù mi portò fino ad Amsterdam.

Nicola Bruni