Migranti nei lager, incostituzionale

La Costituzione è messa, con ogni evidenza, sotto i piedi dalle norme governative che prevedono la detenzione di migranti irregolari o richiedenti asilo in vere e proprie carceri, comunque denominate, sulla base di un semplice provvedimento amministrativo che ignori la competenza dell’autorità giudiziaria.

Stabilisce, infatti, l’articolo 13 della Costituzione: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida entro le successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto”.

Questi princìpi costituzionali si applicano non soltanto ai cittadini italiani, ma anche agli stranieri, poiché “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo” a prescindere dalla cittadinanza (articolo 2).

Inoltre, l’articolo 10 sancisce la conformità dell’ordinamento giuridico italiano alle norme del diritto internazionale e regola la condizione giuridica dello straniero “in conformità delle norme e dei trattati internazionali”.

Nello stesso articolo, è messo nero su bianco il diritto di asilo: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Conseguentemente, il Tribunale di Roma non ha convalidato la detenzione dei 12 migranti fatti deportare dal Governo in un “centro per il rimpatrio” in Albania e ne ha ordinato l’immediato trasferimento in Italia, perché i loro Paesi di provenienza – Egitto e Bangladesh – non sono ritenuti sicuri secondo i criteri stabiliti dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea per il rimpatrio dei rispettivi emigrati.

Ricordo che del diritto di asilo in altri Paesi fruirono molti italiani perseguitati dal Fascismo durante il famigerato “Ventennio”, e che decine di milioni di nostri connazionali costretti ad emigrare dalla miseria dell’Italia unita, fin dal 1861, sono stati accolti e si sono integrati come cittadini in alcuni Paesi d’Europa, delle Americhe e in Australia.

Nicola Bruni

Nella foto, la nave della Marina Militare con la quale erano stati deportati in una struttura carceraria costruita in Albania 16 dei migranti su 1100 circa salvati nel Mediterraneo. I deportabili, tutti maschi, a quanto pare erano stati scelti a caso, poiché solo al loro arrivo si è scoperto che 2 di loro erano minorenni e 2 erano seriamente ammalati e dovevano essere riportati in Italia. Intanto, si è appreso che il pasticcio governativo della deportazione fallita è costato ai contribuenti italiani circa 250mila euro, per il solo viaggio di andata.