È morta il 23 novembre, a Firenze, Adele Corradi, che dal 1963 al 1967 aveva lavorato accanto a don Lorenzo Milani come insegnante volontaria nella scuola parrocchiale di Barbiana, in parallelo al servizio che la impegnava come docente di lettere in una scuola media statale dei dintorni. Avrebbe compiuto cento anni il prossimo 9 dicembre.
Il maestro-priore le aveva affidato un compito: “Vuole insegnare a questi ragazzi quelle stupidaggini che chiedete voi agli esami?”. Due di loro, tuttavia, furono bocciati. Di lì nacque l’idea di scrivere un libro di denuncia della selezione a danno dei poveri compiuta dalla scuola italiana, definita “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Quel libro, intitolato “Lettera a una professoressa” e pubblicato come opera collettiva della Scuola di Barbiana, metteva sotto accusa anche i metodi e i contenuti dell’insegnamento tradizionale, proponendo in alternativa un modello formativo critico, aderente alla realtà sociale e attento ai più deboli.
Corradi aveva ammesso: “Ero stata un’insegnante identica alla destinataria della Lettera. I rimproveri che i ragazzi di Barbiana rivolgevano a quell’insegnante me li meritavo tutti”. Ma il contatto con loro le cambiò la vita.
E don Lorenzo, poche settimane prima di morire (26 giugno 1967), aggiunse a penna in una copia della Lettera ancora fresca di stampa una Parte quarta a lei dedicata: “Poi finalmente trovammo una professoressa diversa da tutte le altre che ci ha fatto tanto del bene”.
La “Prof di don Milani” ha lasciato in un libro i ricordi di quella sua straordinaria esperienza: “Non so se don Lorenzo”(ed. Feltrinelli, 2012).
Anche io, da “prof milaniano”, le sono grato per la sua testimonianza. Il Signore la accolga in Paradiso.
Nicola Bruni