Il presepe a scuola

Ho realizzato in sole due mattinate, con l’aiuto di alcuni studenti, l’edizione 2024 del tradizionale presepe natalizio della scuola media Teodoro Mommsen di Roma, l’istituto del mio quartiere Appio Latino dove ho insegnato dal 1997 al 2005. 

È la ventottesima volta, dal dicembre del 1997, che ricostruisco simbolicamente la scena della nascita di Gesù nel salone d’ingresso della scuola. L’avevo fatto da prof e ho continuato a farlo da presepista volontario dopo aver lasciato l’insegnamento.

Il tema di quest’anno è: “Presepe come Giubileo degli umili”.

Ho posto al centro e in primo piano la capanna della Natività, con Gesù bambino, Maria, Giuseppe, un angelo, un bue e un asinello, davanti alla quale sostano in adorazione, tra gli altri, due studenti e un insegnante, mentre altri personaggi – uomini, donne e bambini, pastori, contadini, pescatori, operai, massaie e casalinghe – si avvicinano recando doni alla Sacra Famiglia. 

La capanna è ubicata alla periferia del paese di Betlemme. Nei pressi, ci sono alcune case costruite in cartoncino e l’Hotel Non-c’è-posto, la locanda che ha rifiutato di accogliere Maria partoriente e il suo sposo Giuseppe; in fondo a sinistra, i laboratori degli artigiani; a destra, c’è la campagna con un grande prato sul quale pascola un gregge di una sessantina di pecore e capre con altri animali.

In lontananza, nel passaggio di una stretta gola tra due monti, si intravedono i tre Re Magi, venuti dall’Oriente, che avanzano con i loro cammelli seguendo la stella alla ricerca del Figlio di Dio nato a Betlemme.

Tra le statuine ammesse a questo presepe ci sono diversi musicanti: suonatori di zampogna, di piffero, di organetto, di fisarmonica. Il loro suono non si sente, ma, nell’atmosfera natalizia, si può immaginare.

Mentre lavoravo al presepe, ho avuto il piacere di ricevere complimenti e ringraziamenti da insegnanti, genitori e classi di alunni che passavano davanti a me.

Nicola Bruni