I miei anni ruggenti da studente universitario

Studio, lavoro, politica, viaggi e divertimenti hanno caratterizzato i miei cinque anni (1960-1965) di frequenza dell’Università di Roma. Iscritto alla facoltà di Lettere, riuscivo a conciliare la partecipazione alle lezioni e il superamento degli esami con un’attività giornalistica per il settimanale Italiamondo, mentre ero anche impegnato nelle funzioni di preside del Centro universitario democristiano di Roma e di rappresentante eletto degli studenti negli organismi rappresentativi, prima di facoltà e di ateneo, poi di livello nazionale. A Lettere votavano per me più di 250 ragazze.

Nel Consiglio studentesco della mia facoltà mi trovai a discutere, tra gli altri, con gli eletti della lista di sinistra Claudio Petruccioli, futuro presidente della Rai, e Benedetto Vertecchi, che sarebbe divenuto un famoso pedagogista. 

Nel Consiglio nazionale dell’Intesa Universitaria (federazione di gruppi cattolici) ebbi tra i miei colleghi Ugo De Siervo, futuro presidente della Corte costituzionale, e Nuccio Fava, futuro direttore del Tg1 e poi del Tg3.

Inoltre, mi dedicavo con passione al mio divertimento preferito, il ballo, partecipando a feste private o frequentando qualche night club, in compagnia ora di una, ora di un’altra collega. E in occasione della festa annuale della Matricola mi univo alle baraonde goliardiche degli studenti universitari che si organizzavano in giro per la città, indossando la feluca rosa della facoltà di Lettere decorata da vari pendagli.

Riuscivo a fare tutte queste cose perché in quegli anni non avevo una fidanzata che impegnasse il mio tempo, e studiavo o scrivevo articoli anche di notte.

Con i miei guadagni di giornalista mi comprai, nel 1962, una Fiat 500, la cosiddetta Cinque piotte (nella foto), che in qualità di rappresentante degli studenti avevo il privilegio di poter parcheggiare dentro la Città Universitaria.

Mi laureai il 1° dicembre del 1965 con il massimo dei voti (110) in Storia della lingua italiana, discutendo una tesi di 330 pagine su sintassi e stile dello scrittore fiorentino Giovanni Dominici (1355-1419), nel contesto linguistico-letterario dell’epoca. 

In quei cinque anni, per me intensi e “ruggenti”, mi mancò tuttavia il vero amore, che io cercai tra le mie numerose frequentazioni femminili ma non riuscii a trovare. Ora so che ciò avvenne perché il Signore mi aveva riservato come sposa Elina, una splendida ragazza di Catania, e voleva che io aspettassi di poterla incontrare nell’estate del 1973.

Nicola Bruni