“L’untore! Dagli dagli! Dagli all’untore!”
“Chi? Io! Ah strega bugiarda! Sta zitta“, gridò Renzo […] Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di là […]. Nello stesso tempo, s’aprì di nuovo la finestra, e quella medesima sgarbata di prima […] gridava anche lei: “Pigliatelo, pigliatelo; che dev’essere uno di que’ birboni che vanno in giro a ungere le porte de’ galantuomini”.
Renzo non istette lì a pensare: […] diede un’occhiata a destra e a sinistra, da che parte ci fosse men gente, e svignò di là. […] La strada davanti era sempre libera; ma dietro le spalle sentiva il calpestìo e, più forti del calpestìo, quelle grida amare: “Dagli! Dagli! “All’untore!“.
Si voltò di nuovo, e vide (ché il gran turbamento non gliel aveva lasciato vedere un momento prima) un carro che s’avanzava, anzi una fila di que’ soliti cari funebri, col solito accompagnamento […].
Vistosi così tra due fuochi, gli venne in mente che ciò che era terrore a coloro, poteva essere a lui di salvezza; […] prese la rincorsa verso i carri, passò il primo, e adocchiò nel secondo un buono spazio voto. Prende la mira, spicca un salto; è su, piantato sul piede destro, col sinistro in aria, e con le braccia alzate.
“Bravo! Bravo!“ esclamarono, a una voce, i monatti […].
I nemici, all’avvicinarsi del treno, avevano, i più, voltate le spalle, e se n’andavano, non lasciando di gridare: “Dagli! Dagli! All’untore!”. Qualcheduno si ritirava più adagio, fermandosi ogni tanto, e voltandosi, con versacci e con gesti di minaccia, a Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo i pugni in aria.
Alessandro Manzoni
da “I Promessi Sposi”, cap. XXXIV