Alcuni mesi dopo la laurea in lettere, conseguita con il massimo dei voti il 1° dicembre 1965, vinsi una borsa di studio del Governo austriaco per frequentare un corso di lingua tedesca per stranieri all’Università di Vienna, dall’11 luglio al 6 agosto 1966. La borsa, di 1200 scellini austriaci, copriva solo una parte delle spese. Ottenni una cameretta singola nello Studentenheim di Garnisongasse, e buoni pasto per la prima colazione e il pranzo alla mensa universitaria.
Avendo già seguito alla radio una serie di lezioni di Deutsche Sprache, mi iscrissi a un corso per principianti con cognizioni preliminari. Nella mia classe, composta da allievi dei cinque continenti, io ero l’unico italiano.
Il professor Friedrich Mandl, che teneva il corso, si esprimeva soltanto in tedesco, aiutandosi con la mimica e con disegnini alla lavagna per farsi capire, e alla fine mi rilasciò un diploma con il giudizio di “sehr gut” (molto buono). Insomma, avevo imparato a dire, a scrivere e a capire qualcosa in tedesco, ma non abbastanza, perché, uscito dall’aula di lezione, con i miei compagni di classe conversavo sempre in inglese.
Attorno a me si era formata una comitiva di amici, con i quali trascorrevo parte del tempo libero visitando la città o frequentando ristoranti, birrerie e sale da concerto. Ricordo con particolare simpatia i ragazzi inglesi Bob e Ross, l’australiana Janet e la danese Merete, con i quali mantenni poi i contatti per oltre un decennio attraverso scambi di lettere e cartoline. E altre tre belle ragazze: la norvegese Unni, la svedese Brigitte e la messicana Beatrix.
Purtroppo, poi, ho avuto solo poche occasioni per esercitarmi nella lingua tedesca, e l’ho un po’ dimenticata, perché anche nei miei viaggi in Germania e in Austria ho sempre trovato più facile parlare in inglese.
Mi è rimasta, però, saldamente la conoscenza della pronuncia, che mi dà ogni volta la soddisfazione di saperne di più di famosi personaggi della tv che dicono, per esempio, “von der lèien” invece di “fon der làien” (per nominare la presidente della Commissione europea) o “léitmotiv” invece di “laitmotìf” (per indicare il motivo conduttore di un discorso). Almeno questo!
Nicola Bruni
Nella foto in alto, la mia classe di tedesco con il professor Mandl.
Io sono nell’ultima fila, al centro.