“Ricordati di Chihuahua, / dei giorni accanto a me, / esasperati dal desiderio / di rivedere te”. Questo ritornello cantato dalla voce melodiosa di Mina, mi è rimasto nelle orecchie a ricordo di un epico viaggio compiuto nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1962 sul treno espresso Roma-Parigi. Allora avevo 21 anni, studiavo Lettere all’università e lavoravo come redattore e inviato del settimanale Italiacronache.
Viaggiavo in compagnia del mio amico e collega giornalista Nino Criscenti in uno scompartimento di seconda classe, tutto per noi. Ci faceva da ninna nanna il canto di “Chihuahua” (evocativo di un’antica città del Messico) emesso da un magnetofono portatile, mentre cercavamo di dormire sdraiati sui sedili.
Andavamo nella capitale francese per seguire una conferenza internazionale per la liberazione dei prigionieri politici della dittatura fascista di Salazar, già al potere da 36 anni in Portogallo. E vi saremmo restati alcuni giorni in più per visitare la città.
A Parigi, prendemmo alloggio in un albergo del Quartiere Latino, frequentato dagli studenti della Sorbona.
Al mattino andavamo a fare colazione nel celebre Café “Les Deux Magots” a Saint-Germain-de-Prés, storico ritrovo di letterati e artisti. Speravamo di incontrarvi qualcuno dei suoi più famosi frequentatori, come Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Jean Paul Sartre o Simone de Beauvoir. Ci saremmo anche accontentati di vedere, in carne e ossa, una Brigitte Bardot o un Yves Montand o una Françoise Sagan, ma – “rien de rien”, come cantava Edith Piaf -: “nous avons floppé”.
Nicola Bruni
Nella foto, del 16 dicembre 1962, sono su un ponte della Senna a Parigi con Roberto Savio, direttore dell’agenzia di stampa Inter Press Service.