Si potrebbe stilare un lungo elenco di personaggi della storia o della cronaca che si sono segnalati per aver compiuto cose notevoli nel bene o nel male, addirittura “senza saperlo”. Il più famoso è Cristoforo Colombo, il navigatore genovese che nel 1492 scoprì l’America a sua insaputa credendo di essere approdato nelle Indie occidentali.
Dopo di lui, Americus o Amerigo Vespucci, l’esploratore e scrittore fiorentino che, a sua insaputa, dette il proprio nome al Mundus Novus scoperto da Colombo, dopo aver pubblicato nel 1502 lo scoop che si trattava di un continente diverso dall’Asia. In effetti a decidere che quel continente fosse chiamato America fu il cartografo tedesco Martin Waldseemüller, che nel 1507 su proposta del poeta Matthias Ringmann introdusse il toponimo nella nomenclatura geografica del suo celebre planisfero (e poi, quando ormai quel nome si era affermato, si accorse di aver commesso un errore).
Il bello è che – secondo il racconto in dialetto romanesco “La scoperta de l’America” (1894) del poeta umorista Cesare Pascarella – neppure gli indigeni del Nuovo Mondo scoperti dai colonizzatori europei sapevano di essere americani:
“veddero un fregno buffo, co’ la testa / dipinta come fosse un giocarello, / vestito mezzo ignudo, co’ ’na cresta / tutta formata de penne d’ucello. / Se fermorno. Se fecero coraggio… / – A quell’omo! je fecero, chi séte?
– E, fece, chi ho da esse? Sò un servaggio” […].
“E quelli allora, co’ bone maniere, / dice: – Sa? Noi venimo da lontano, / per cui, dice, voressimo sapere / si lei siete o nun siete americano.
– Che dite? fece lui, de dove semo? / Semo de qui, ma come sò chiamati / ’sti posti, fece, noi nu’ lo sapemo.
Ma vedi si in che modo procedeveno! / Te basta a dì che lì c’ereno nati / ne l’America, e manco lo sapeveno”.
Nicola Bruni
Nella foto (di Nicola Bruni), affresco del 1574 raffigurante una carta geografica dell’America,
su disegno del cartografo Orazio Trigini de Marij, Sala del Mappamondo di Palazzo Farnese a Caprarola (Viterbo).