di quando ero bambino durante la guerra.
“Mamma, ho sentito un colpo”, dicevo io, piccolino, all’età di due anni, nell’autunno del 1943. “Che colpo?”, mi domandava la mamma, che poi mi ha raccontato questo aneddoto. “Un colpo di meluccia”.
A quel tempo, Roma era occupata dai tedeschi, c’era il razionamento degli acquisti alimentari con le tessere annonarie, e anche il mio cibo era razionato.
Papà si era procurato un buon numero di melucce Annurca da un contadino della campagna romana in cambio di un sacchetto di sale, condimento allora prezioso del quale aveva fatto una cospicua provvista allo scoppio della guerra, e le aveva nascoste sopra la credenza della cucina.
Me ne toccava una al giorno come merenda, e la mamma ogni volta mi faceva credere che la meluccia quotidiana fosse caduta dall’alto per magia.
Perciò io, alla solita ora del pomeriggio, quando mi veniva la voglia di meluccia, immaginavo (o fingevo) di sentire il colpo della sua caduta prima che avvenisse.
Qualche minuto dopo, mentre io mi trattenevo a giocare in un’altra stanza, la meluccia cadeva effettivamente con un tonfo sul pavimento della cucina, facendomi accorrere esultante.
Nicola Bruni