Ordine del Duce, impartito il 15 febbraio 1938: nei rapporti interpersonali, nelle lettere private e negli atti ufficiali è vietato usare il pronome Lei, “femmineo, sgrammaticato, straniero, nato due secoli orsono in tempi di servitù”. L’idea era venuta al segretario pro tempore del Partito Nazionale Fascista Achille Starace, ed era stata approvata da Mussolini, dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera di un articolo dello scrittore fiorentino Bruno Cicognani. Costui proponeva l’abolizione del Lei come pronome di cortesia perché in Italia lo avrebbero importato gli spagnoli (traduzione di Usted) durante la loro dominazione, e perché sarebbe estraneo alla tradizione linguistica italiana e latina. Al posto del Lei, Cicognani suggeriva il Tu o il Voi, secondo le circostanze.
L’obbligo di sostituire il Lei con il Voi provocò, secondo Indro Montanelli, “una spaventosa complicazione di annullamento o di duplicazione degli atti e d’inceppi burocratici, in un imperversare di proteste e di moccoli, di cui una buona aliquota si abbatté anche sulla testa del povero Cicognani, il quale dovette chiudersi in casa per sfuggire alle rappresaglie”.
Lo stesso Montanelli ricevette l’ordine di correggere le bozze di un suo libro di racconti ambientati nella campagna toscana trasformando in Voi tutti i Lei, il che alterava la genuinità delle conversazioni.
Secondo Sergio Raffaelli, considerato il maggiore studioso della politica linguistica del Ventennio, perfino Mussolini ebbe difficoltà nel rispettare quella sua direttiva, visto che sei giorni dopo inviò alcuni messaggi ai prefetti dandogli ancora del Lei.
La propaganda di Storace sosteneva che il Voi fosse di origine romana e che nell’antica Roma ci si rivolgesse con il Voi agli imperatori, i quali avrebbero parlato di se stessi con il Noi usando il “pluralis maiestatis”. Falso, perché è arcinoto che i gladiatori prima di iniziare i combattimenti nell’arena del Colosseo salutavano l’imperatore con la formula “Ave, Caesar, morituri te salutant”. Controversa era anche tesi secondo cui il Lei fosse di origine spagnola, perché il suo uso è attestato in Italia fin dagli anni del Rinascimento. Ridicola l’affermazione che il Lei fosse “debosciato”, perché pronome femminile applicato anche al maschile.
Quel “fascistissimo” divieto diede origine ad una celebre battuta: “Vietato da oggi parlare di Galilei Galilei, è obbligatorio chiamarlo Galileo Galivoi”. E, come raccontò Montanelli, “l’Italia fu alluvionata dalle barzellette. E una di queste barzellette era che Starace, noto analfabeta, era riuscito in realtà a unificare l’Italia del Lei e quella del Voi (cui lui stesso, come pugliese, apparteneva), perché quella del Voi, per fare un dispetto a lui, si convertì in privato al Lei”.
Nicola Bruni
*
Nella foto: Il “Signor Voi” Achille Starace salta nel cerchio di fuoco allo Stadio dei Marmi, a Roma nel 1938.