Resta nel mio cuore Benedetto XVI: un papa santo, sapiente, umile, mite e gentile, che ho amato fin dalla sua elezione, che ho visto più volte da vicino durante il suo pontificato tra il 2005 e il 2013, e dalle cui parole mi sono sempre sentito confermato nella fede e illuminato nel pensiero.
A prescindere da una sua eventuale futura canonizzazione, a mio giudizio Benedetto XVI può essere considerato un santo perché è vissuto in comunione con Dio nella preghiera, ha praticato fra le altre la virtù della mitezza (“Beati i miti” ha detto Gesù) e ha dato una straordinaria prova di umiltà, rinunciando al pontificato quando gli sono venute a mancare le forze per esercitare adeguatamente la missione di guidare la Chiesa. Ciò non toglie che possa aver commesso errori, perché nessun essere umano è perfetto, e nessun santo è vissuto nella perfezione.
Dal suo libro “Gesù di Nazaret” del 2007 estraggo alcune gocce della sapienza teologica di cui è stato maestro.
«La “vita eterna” – scriveva Joseph Ratzinger – non è quella che viene dopo la morte, ma è la “vita vera”, che ciascun uomo può intraprendere già nell’esistenza terrena mettendosi in relazione con Dio. Dice infatti Gesù: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”».
«Il primo fondamento della fede cristiana è credere che Gesù Cristo è risorto per sempre dalla morte, perché Dio si è manifestato in Lui. Senza di questo, il suo insegnamento, ridotto a una dimensione umana, non sarebbe più il criterio di misura, e la nostra valutazione personale diventerebbe l’ultima istanza».
«La promessa di Gesù crocifisso al “buon ladrone” pentito – “Oggi sarai con me nel paradiso” – ci dà la certezza che la misericordia di Dio, se invocata, può raggiungerci anche nell’ultimo istante di una vita sbagliata».
«La lavanda dei piedi che Gesù fa ai suoi discepoli è un atto salvifico che il Signore ripete nel sacramento della confessione lavando i nostri piedi sporchi e preparandoci alla comunione conviviale con Lui».
«La fede nel ritorno di Cristo è il secondo pilastro. Essa si riferisce non solo all’avvento definitivo del regno di Dio ma anche alla presenza costante del Risorto, che ha promesso ai suoi discepoli: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”».
«Il Signore “viene” mediante la sua parola, nell’eucarestia e negli altri sacramenti, e si manifesta al mondo nei santi». Ed è questa – secondo Benedetto XVI – «la ragione permanente della gioia cristiana».
Nicola Bruni
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Nella foto, il medaglione musivo di Benedetto XVI posto nella galleria dei papi della Basilica di San Paolo a Roma,
con l’indicazione della durata del suo pontificato: 7 anni, 10 mesi e 9 giorni.