Vidi la neve per la prima volta nella mia vita a 14 anni. Mi trovavo a scuola, nella sede di Via Tuscolana del ginnasio-liceo Augusto di Roma, quando cominciò a nevicare. Ero seduto al primo banco e, alla vista dei fiocchi che cadevano abbondanti dietro i vetri delle finestre, emisi un grido di stupore che strappò una risatina alla mia austera professoressa di Lettere, Clelia Rotunno.
Al termine delle lezioni, io e i miei compagni giocammo a lanciarci palle di neve per la strada, uno spasso che non avevo mai provato.
Nevicò il 2 febbraio, come ho verificato consultando la mia agendina del 1956: il giorno della Candelora, quando, secondo il proverbio, “de l’inverno semo fora, ma se piove e tira vento de l’inverno semo dentro”. Eravamo proprio al culmine del freddo dell’inverno, con temperature minime fino a 5 gradi sottozero, che resero problematiche le esibizioni nelle strade delle mascherine di Carnevale. Poi, a Roma, tornò a nevicare il 9, il 13 e il 14 febbraio: il secondo giorno facemmo solo la un’ora di scuola, il terzo ci fu concessa vacanza.
Non ero mai andato a sciare, e neppure in montagna sulla neve: un’opportunità che non era alla portata economica della mia famiglia. Tuttavia, lo sci faceva parte del mio immaginario fin da bambino, grazie alla canzone dello sciatore che cantava spesso la mia mamma: “Si va sulla montagna / dove la neve il volto ci abbronzerà / l’ardor che ci accompagna / come una fiamma il cuor ci riscalderà. / Salir, sempre salir, / mentre la valle canta così: / Sci! Sci! / Sciator, riprende il vento, / solo ardimento il tuo motto sarà!”.
Il mio primo soggiorno sulla neve risale alle vacanze natalizie di gennaio del 1970, quando avevo 28 anni e facevo già il prof. Allora, andai a Scanno in Abruzzo con una comitiva di amici e amiche, alloggiando in un albergo vicino al lago (nella foto). Mi portai un paio di sci di legno e un abbigliamento appropriato, che avevo acquistato per l’occasione. Il maglione di lana me lo aveva confezionato a macchina la mia mamma, che lavorava in casa come maglierista.
Ovviamente, io non sapevo sciare e feci le prime prove da apprendista autodidatta, cadendo più volte e rialzandomi, fino a che imparai a percorrere indenne un lieve pendio. E fu una bella soddisfazione.
Nicola Bruni