La mia sposa Elina, all’inizio del nostro matrimonio nel 1974, non sapeva cucinare ma era brava a cucire. Glielo aveva insegnato la nonna materna Carmelina, che viveva con la sua famiglia a Catania. Comprammo, perciò, una macchina per cucire portatile Singer, con la quale lei nella nostra casa romana si dilettava a confezionarsi ora una gonna, ora una camicetta. E mentre lavorava da sarta, a volte canticchiava una spiritosa filastrocca siciliana, che tradotta in italiano suonava così: “Ahi, ahi, ahi, che moglie che capitai! Le ho comprato l’ago e il filo e non l’ho vista cucire mai”.
Al contrario, Elina, benché fosse un’insegnante di Lettere, non disdegnava l’ago e il filo neppure quando le chiedevo, per favore, di rammendarmi un calzino bucato. E a poco a poco imparò anche a cucinare bene.
Abbandonò il cucito dopo la nascita dei figli, per mancanza di tempo, e regalammo la macchina Singer alla compagnia teatrale della nostra parrocchia.
Un giorno, la mia mogliettina mi raccontò che quando aveva 29 anni ricevette in casa, a Catania, la visita di una sua conoscente, latrice di una proposta di matrimonio da parte di un notaio, che aveva 8 anni più di lei. Quel signore l’aveva vista più volte in chiesa e se ne era invaghito fino a desiderare di sposarla. La sua “ambasciatrice” le mostrò una fotografia dello spasimante, “niente male”, le disse che era una brava persona, che era ricco, che possedeva una bella casa e una villetta al mare. Elina non lo conosceva e inorridì all’idea di un matrimonio combinato e di interesse. Si disse lusingata e ringraziò per la proposta, ma rispose semplicemente: “Io non lo conosco, non lo amo e non mi sento di sposarlo”.
Elina, ogni tanto, mi ricordava questo episodio, dicendo: “Pensa che io potevo essere la ricca moglie di un notaio!”. E allora io, per scherzare, le facevo il controcanto, con un verso della canzoncina “Signorinella” che avevo imparato dalla mia mamma: “Porto il cappello a ruota e fo il notaio!”. Ma poi lei teneva a precisare, abbracciandomi: “Non mi pento di aver rifiutato il notaio, perché io amo te”.
Un’altra volta Elina mi raccontò che durante un viaggio in treno, di ritorno da un corso di aggiornamento a Roma, un signore con il quale aveva avviato una conversazione le disse: “Lo sa che lei è molto bella?”. Poi, credendo di farle un ulteriore complimento aggiunse: “Non sembra una siciliana”. Al che lei gli rispose stizzita: “Perché non sembro una siciliana? Come pensa che siano le siciliane?”. “Evidentemente – commentai io – quello pensava che le siciliane fossero meno belle di te”.
Nicola Bruni
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Nella foto, Elina a 29 anni, prof di montagna in servizio a Milo sull’Etna.