Halloween? No grazie. Non mi diverte quella festa pagana del cattivo gusto e del finto orrore, quel lugubre carnevale di scheletri, fantasmi, streghe vestite di nero e zucche intagliate, che si celebra ogni anno nella notte del 31 ottobre, vigilia della festa cristiana di Tutti i Santi e della Commemorazione dei Defunti.
Come si può immaginare che le anime dei morti a noi cari – magari, una mamma, un papà, un nonno, una zia – tornino in circolazione così banalmente “fantasmizzate”, “streghizzate” o “inzuccate”, per farci qualche “scherzetto” o regalarci un “dolcetto”?
La trasformazione in zucca di un defunto mi richiama alla mente un’opera satirica in latino di Lucio Anneo Seneca, che studiai da giovane all’università: “Apokolokýntosis divi Claudii” (Inzuccamento del divino Claudio), nella quale il celebre filosofo del I secolo fa la parodia dell’apoteosi o deificazione dell’imperatore Claudio, decretata dal Senato romano subito dopo la sua morte (54 d. C.), equiparandola alla deificazione di una zucca (in greco, kolókyntha), cioè di un imbecille, secondo la cattiva fama di cui godeva il successore di Caligola.
Dunque: Halloween, no grazie. Preferisco celebrare la festa di Tutti i Santi, vivi e operanti su questa terra o trapassati nella vita eterna, cioè di tutti coloro che in diverso modo e misura partecipano della grazia di Dio. Una festa che anticipa la giornata dedicata al ricordo individuale e collettivo dei defunti, con celebrazioni liturgiche, preghiere di suffragio, visite ai cimiteri e omaggi floreali alla memoria delle persone care scomparse.
Preferisco celebrare, in particolare, il ricordo della mia sposa Elina, dei miei genitori Stella e Peppino e di mia sorella Mariuccia che – sono sicuro – mi guardano con infinito amore da lassù
Nicola Bruni