Ha 88 anni, una moglie sposata nel lontano 1960, 3 figli, 10 nipoti e 6 pronipoti il mio amico Luciano Corradini, illustre pedagogista, professore emerito di Pedagogia generale dell’Università Roma Tre, maestro dello “star bene a scuola”, teorico del potere “terapeutico” o “preventivo” dell’educazione come impegno di qualificazione personale, promotore della scuola come comunità educante e accogliente, convinto estimatore dei metodi di don Lorenzo Milani, autore di una trentina di libri e di centinaia di articoli.
Il professor Corradini è un tipo spiritoso, “alla mano” con gli studenti, fautore di una cultura “senza barba”, che metta al bando la noia. Ha tenuto moltissime conferenze in giro per l’Italia. I suoi discorsi sono vivacizzati da battute e aneddoti curiosi. Alcune volte, chiamato a presiedere un convegno su argomenti molto seri, alla fine ha sorpreso l’uditorio tirando fuori dal taschino un’armonica a bocca e suonando, a mo’ di saluto, un allegro motivetto.
È stato a lungo presidente dell’Uciim, associazione di docenti cattolici, vicepresidente del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione dal 1989 al 1997 e sottosegretario di quel dicastero con il Governo Dini dal gennaio 1995 al maggio 1996 .
Nato e cresciuto a Reggio Emilia, ora vive a Brescia, dove continua a scrivere e a dialogare con docenti e studenti.
È ancora fresco di stampa un suo nuovo libro nel quale ha raccolto, insieme con la sua autobiografia, i “Racconti di vita e di scuola” (Marcianum Press), scritti da 22 suoi ex allievi dell’Istituto tecnico industriale Leopoldo Nobili di Reggio Emilia, che conseguirono il diploma di maturità negli anni 1964, 1965 e 1966.
Allora, Luciano era un giovane docente precario di italiano, storia e educazione civica, ma lasciò una tale impronta sulle classi a lui affidate da meritare un’affettuosa e inestinguibile riconoscenza da parte dei destinatari dei suoi insegnamenti.
Cosicché, trent’anni dopo, un gruppo di quegli ex allievi lo invitò a cena, con la moglie Maria Bona Bonomelli, in un ristorante di Reggio Emilia. E da quell’incontro si è stabilito un duraturo rapporto di amicizia e di frequentazione.
Racconta Corradini nella prefazione: “Uno di loro mi mostrò un quaderno, con i miei giudizi sui temi di allora, dicendo che questi l’avevano aiutato a leggersi dentro. Un altro disse che, spiegando i poeti, l’avevo aiutato a comunicare con la sua futura moglie e con i suoi futuri figli”.
Scrive, nel libro, un altro suo ex alunno, Vilder Predieri, medico veterinario: “Visto che [il professore] a quasi 60 anni di distanza trova il tempo di pensare a noi, di stare insieme a noi, di occuparsi e preoccuparsi delle nostre vite, mi piace pensare che anche a lui abbiamo dato qualcosa di importante”.
“Proprio così – risponde Corradini ai suoi ex allievi -. Io ho vissuto volentieri i miei tre anni all’ITI . Ero contento d’incontrarvi, di ascoltarvi, di rispondere alle vostre domande. Non era scontato”. E aggiunge: “Da quei ragazzi mi sentii stimato, accolto, sollecitato a dare il meglio di me”.
Nicola Bruni