Vi presento S.Arcasmo, un santo laico al quale io, come piccolo scrivano, sono particolarmente devoto. Patrono della satira non zuccherata, intrisa di sarcasmo, e di quanti si trovano in situazioni “gravi ma non serie”, impotenti di fronte ai prepotenti, S.Arcasmo è uno di quei santi che hanno sempre fame e sete di giustizia. L’iconografia tradizionale lo raffigura con un sorrisetto amaro sulle labbra.
Idealista irriducibile, non ha posizioni di potere o interessi personali da difendere, né ambizioni di carriera da soddisfare, e pertanto non ha bisogno di scendere a compromessi del tipo “do ut des”. Ne consegue che, per quanto si sforzi, non riesce a identificarsi con nessuno dei partiti pragmatici, oligarchici o personali, attualmente operanti nel “mercato” della politica italiana.
Una delle sue caratteristiche è di essere un libero parlatore, che va controcorrente e dice “panetùn” al panettone e “spumante” allo spumante (invece di chiamarlo “champagne”), fatte salve le buone maniere alle quali è stato educato fin da piccolo, e che comportano il rifiuto di adottare il turpiloquio come strumento di espressione, di valutazione dei fatti o di intimidazione dell’interlocutore.
A differenza di alcuni suoi colleghi, che praticano il “silentium” del chiostro astenendosi dall’esternare come la pensano – per timore che “gli altri” (gli etichettatori automatici) li etichettino come… vattelappesca -, lui non ha paura di essere etichettato come “bacchettone” perché parla dando “bacchettate”, ed è pronto, ogni volta che se ne presenti l’occasione, a mettere bocca – sempre con un sorrisetto sulle labbra – per dire la sua, sollevare obiezioni, sparare battute o infliggere metaforici colpi di spillo in alto a destra, in alto al centro e in alto a sinistra, anche a rischio di trovarsi isolato, o in minoranza, e di prendere in cambio un fracco di più o meno metaforiche legnate.
Inoltre, a differenza di quei suoi colleghi che “non guardano in faccia a nessuno”, lui è abituato a guardare diritto nelle palle degli occhi la controparte, le sorride, finge di elogiarne i difetti e di apprezzarne come fossero meriti le colpe, mettendoli in caricatura, per farli seppellire dal pubblico in ascolto sotto una travolgente risata. Come predicevano, nel secolo scorso, i profeti del Sessantotto: “Una risata vi seppellirà”.
Così, più che denunciare le malefatte altrui, S.Arcasmo cerca di cogliere il lato comico, ridicolo, di quelle malefatte, il loro “talloncino di Achille”, ben sapendo che quel talloncino sarebbe assai meno capace di resistere al solletico dell’ironia e della satira che non all’urto delle armi della polemica.
S.Arcasmo, tuttavia, non è un qualunquista né un disfattista, perché lui, un ideale politico, fondato su principi democratici e cristiani, un’idea complessiva di come dovrebbe operare la politica e funzionare la democrazia al servizio dei cittadini e del bene comune, ce l’ha. Non razzola diversamente da come predica, non fa di ogni erba uno sfascio, e “a naso” sa distinguere i cavolfiori (dei quali è ghiotto) dai cavolacci loro.
Intanto, mentre se la ride “castigando mores” (che sarebbero i costumi corrotti), S. Arcasmo prega e guarda con fiducia al futuro… “aspettando Godot”.
Nicola Bruni
P. S. – Preciso che mi piacerebbe molto essere come S.Arcasmo, ma purtroppo non ci riesco, perché io non sono un santo… neppure un “santo laico”.