Conobbi Gigi Proietti nell’estate del 1955, quando aveva 15 anni, uno più di me, sulla spiaggia di Fregene, come ho già raccontato.
Passati alcuni mesi, lo ritrovai al liceo classico Augusto di Roma. Si era fidanzato con una mia compagna di classe, e ogni giorno veniva nella nostra aula per incontrarla.
Lei era una ragazza molto fine e brava negli studi. Lui era uno studente discolo che si divertiva a fare “scherzi cretini” ai professori, come ammise nel libro autobiografico “Tutto sommato – Qualcosa mi ricordo” (Rizzoli). E agli esami di maturità fu rimandato in tre materie.
Di quel periodo, su di lui, io ricordo qualcos’altro, anche perché mi capitò, in qualità di direttore del giornale studentesco d’istituto Augustus che ogni anno organizzava uno spettacolo per finanziarsi, di fargli addirittura da impresario.
Gigi cantò, suonò la chitarra e recitò, insieme con altri, in tre teatri da me noleggiati (tra i quali, per ultimo, il famoso Brancaccio) durante le feste di Carnevale del 1958, del 1959 e del 1960.
Nella cronaca dell’Augustus del febbraio 1959 si leggeva: “Un vero trionfo è stato tributato a Gigi Proietti, il quale è stato più volte richiamato al microfono per il bis, confermando di meritare l’appellativo di Ugola d’oro dell’Augusto”.
Quarant’anni dopo andai a salutarlo al termine di una conferenza, e gli mostrai una foto della mia classe liceale in cui c’era quella sua fiamma giovanile. Quando la vide, il grande attore sospirò, si intenerì… si commosse.
Nicola Bruni
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Nella foto, Gigi Proietti, con un braccio ingessato, alla festa di fondazione dell’Associazione degli Augustei, ex alunni del liceo classico Augusto, in un ristorante di Roma il 14 dicembre 1987. In primo piano, ci sono io.