L’8 agosto 2024 si compiono tre anni da quando la mia Elina è in comunione con Dio nella gioia del Paradiso.
Elina e io siamo stati sposi innamorati e fedeli per quarantasette anni, nei giorni felici e in quelli tristi, nella salute e nella malattia, nel vigore fisico e nella vecchiaia. Abbiamo condiviso la fede cristiana e la frequenza ai sacramenti. Ci siamo aiutati e sostenuti a vicenda. Ci siamo scambiati tanta dolcezza e più dei “ventiquattromila baci” della canzone di Adriano Celentano. Abbiamo generato e cresciuto due bravi figli, che ci hanno fatto diventare nonni di due maschietti affettuosi.
Ci incontrammo tardi nella nostra vita – a 33 anni lei, 31 io -, dopo essere stati lungamente alla ricerca di un’anima gemella. Nessuno dei due era stato fidanzato prima. Ci innamorammo rapidamente, come per un “colpo di fulmine”. Il prodigio avvenne nell’estate del 1973 a Loreto, dove eravamo andati – lei da Catania, io da Roma – per partecipare ad un convegno di studi di professori cattolici. E decidemmo di sposarci dopo appena undici mesi, nella convinzione che fosse stata la Madonna, da noi singolarmente invocata nel santuario della Casa di Nazaret, a propiziare la nostra unione.
Una delle ultime cose che Elina è riuscita a dirmi prima di perdere l’uso della parola è stata una grande dichiarazione di amore: “Non pensavo di poter arrivare ad amarti così intensamente come io ti amo”.
Ora continuiamo ad amarci come “sposi a distanza”. Lei dal Paradiso mi trasmette serenità e voglia di vivere. Io le chiedo consiglio e le ricordo con gratitudine la felicità che mi ha dato.
Nicola Bruni