Questa foto è del 3 luglio 1985, undicesimo anniversario del nostro matrimonio. Io romano, lei siciliana di Catania e dopo le nozze romana d’adozione. Elina aveva 45 anni, io 43. Eravamo in vacanza al mare di Taormina. Guardate bene i nostri volti: non vi sembra, come pare a me, che ci assomigliamo? “Chi si piglia, si assomiglia”, dice un proverbio, anche se non è sempre così.
In effetti, dopo il matrimonio, c’è stato tra noi due un processo di assimilazione, fondato su basi di partenza comuni: l’educazione, la fede cristiana, uno stile di vita sobrio, interessi culturali convergenti. Con l’aggiunta di un amore profondo e di un’assoluta fiducia reciproca, siamo arrivati al punto di riconoscerci come due “anime gemelle”. A volte lei mi domandava, sbalordita: “Come abbiamo fatto a trovarci, tu da Roma e io da Catania, e a combaciare così bene?”.
Siamo stati sempre convinti che il nostro amore fosse un dono di Dio, propiziato dalla Madonna a Loreto dove ci incontrammo nel 1973 in un convegno di professori, e dal 1974 abbiamo vissuto come un sacramento il nostro matrimonio. Fino all’8 agosto 2021, quando, a 82 anni, una “morte santa” ha liberato la mia sposa da una grave infermità.
Tornato di recente per una vacanza in Sicilia, nei luoghi dove Elina è nata e cresciuta, ho cercato il suo volto tra quelli di altre belle donne e ragazze siciliane. E vi ho riconosciuto, con emozione, alcune parziali somiglianze: nella limpidezza e serenità dello sguardo, nella dolcezza del sorriso, nell’eleganza del portamento, nell’eloquio da persona colta e bene educata, nell’umiltà di chi non pensa di essere particolarmente bella. Vedevo un po’ di Elina ora qua ora là, e la sentivo accanto a me, dentro di me, nei miei pensieri e nel mio cuore.
Nicola Bruni