I futuristi? Al museo

Vendetta, tremenda vendetta! Centosedici anni fa il neonato movimento futurista, espressione di una cultura di estrema destra, proclamava di voler “distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie” disprezzandoli come “cimiteri”. Ma ora, dopo che sono tornati politicamente in auge i fautori di una “cultura di destra”, è proprio un museo, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, a celebrarne i fasti, su impulso dell’attuale Governo. 

Con la magnanimità dei vincitori secondo i quali “la miglior vendetta è il perdono”, il suddetto museo “cimitero” – in collaborazione con analoghe istituzioni italiane e straniere –   rispolvera gli scritti dei defunti futuristi custoditi nelle biblioteche, allestisce una mostra antiquaria d’arte futurista, e chiama insigni accademici a disquisire sul ruolo di avanguardia che il movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti avrebbe svolto nei campi della letteratura, delle arti figurative e applicate, del progresso tecnico-scientifico, della musica, dello spettacolo, del costume e – principalmente – della politica, come precursore dell’ideologia fascista e delle stragi “purificatrici” delle guerre mondiali del ’900.

“Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo -, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”, recitava il Manifesto del Futurismo pubblicato il 20 febbraio 1909 dal quotidiano parigino Le Figaro“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità… Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”.

Io mi domando come si comporterebbero, se potessero tornare in vita, quei futuristi “ribelli”, di fronte ai “vendicatori magnanimi” che oggi si prendono la soddisfazione di celebrarli in un aborrito museo: li aggredirebbero, secondo programma, a schiaffi e pugni?

E domando ai miei lettori se giudichino opportuno che, di questi tempi, il Ministero della Cultura, nell’intento di accreditare una “cultura di destra”, promuova e finanzi una mostra, accompagnata da una serie di convegni, per celebrare un movimento politico-culturale che ha esaltato la violenza, la guerra e il disprezzo della donna, limitandosi a discettare sulle sue manifestazioni artistico-formali e di costume.

Nicola Bruni

Nella foto: “Prima che si apra il paracadute”, dipinto di Tullio Crati.